La revisione al rialzo delle previsioni sulla crescita della Spagna si affianca ai deludenti dati del nostro Paese. Le speranze che erano state riposte nel rottamatore Renzi erano forse eccessive, tuttavia lascia perplessi il tempo che si sta dedicando, con interminabili contrasti politici alla riforma del Senato, come se questa fosse la priorità di un Paese in cui il 13,6 % dei cittadini (e il 46% dei giovani) è senza lavoro. “Stiamo strisciando sul fondo”, avverte preoccupato Giorgio Squinzi. presidente di Confindustria.
L’unico riferimento per l’economia è il rapporto deficit / Pil e l’andamento del debito, crescente nonostante la spending review frequentemente citata dai media.
Ciò che è chiaro, oggi, è l’assenza di una concreta politica economica, che si basi su una vision del futuro del Paese e che poi la persegua con coerenza, a costo di creare malumori in parte dell’elettorato. Una vision in cui il lavoro sia al centro dell’interesse, perché solo creando occupazione si potrà avere una crescita dei consumi interni (si è visto, infatti, lo scarso impatto sui conti del bonus di 80 euro mensili); e l’occupazione si crea non penalizzando fiscalmente (come con l’Irap) chi assume, migliorando la qualità dell’insegnamento su tutti i livelli, università in primis; ed anche riducendo il costo della burocrazia per le imprese, oltre a tutti i costi di inefficienze che gravano sul sistema produttivo: i tempi lunghi della giustizia, la presenza di criminalità organizzata, la corruzione, la carenza di infrastrutture, gli alti costi dell’energia. Tutti problemi che necessitano di una strategia coordinata per il loro superamento, che al momento è totalmente assente.