Fenomeno “selfie”: da un gioco ad una cosa seria

Il fenomeno “selfie” trae le sue origini nel 2004, come al solito per una mera casualità, quando un giovane su Flickr (piattaforma per la condivisione di foto di proprietà di Yahoo) per gioco ha coniato il termine “selfie” per la prima volta. Certamente nessuno in quel momento poteva immaginare, il successo e la ridondanza che oggi riscontra a livello mondiale questo termine.

Dietro al fenomeno “selfie” si sono messi in moto immediatamente motori di ricerca, media, linguisti, sociologi etc. In questa sede non vogliamo esaminare il fenomeno “selfie” da questi punti di vista e neanche a livello psicologico o motivazionale, e non andremmo ad approfondire se i giovani, donne, uomini, giovani-adulti, lo fanno per un motivo o per l’altro: si potrebbe parlare di narcisismo o di bisogno di autocelebrazione, di accettazione sociale e molto altro ancora; ma piuttosto vogliamo vedere il selfie da una prospettiva non convenzionale.

Seguendo la lunghezza d’onda più diffusa, potremmo, per esempio, soffermarci sulla Cina, dove il fenomeno è esploso in maniera eclatante, parlare in particolare di Meitu, un’app tutta per i “selfie” che si è diffusa nel mercato dell’estremo oriente. A posteriori è veramente semplice constatarne il successo enorme, molti lo considerano un vero e proprio fenomeno sociale, di fatto lo è, e anche molti giganti della tecnologia hanno cercato di soffermarsi per comprenderlo. Anche in Italia l’utilizzo è cospicuo, siamo all’incirca a 800 milioni di scatti ogni anno.

Proprio andando “controcorrente”, nel titolo di questo editoriale scrivo “da un gioco ad una cosa seria” perchè penso che il “selfie” fondamentalmente nasce si come elemento ludico, sociale e divertente, ma penso che possa avere anche un’applicazione più impegnata. Dopo una fase di sperimentazione di un decennio potremmo giungere al punto di adoperare il “selfie” non tanto come gioco ma come strumento di riconoscimento dell’identità digitale di ognuno di noi. In un periodo in cui si parla di pin, di password, di codice fiscale, ma soprattutto in un periodo nella quale assistiamo all’avvento dello Spid e alla sempificazione della PA, possiamo pensare di adoperare l’autoscatto ed il riconoscimento facciale come sistema che integri e vada al servizio dell’identità unica digitale di un cittadino. Pertanto il tanto bistrattato fenomeno “selfie” può diventare strumento, previa norma di legge, che possa riconoscersi in una procedura di amministrazione pubblica come processo e documento digitale identificativo?

Potrebbe sembrare semplice ma la tecnologia è bizzarra, è soggetta a facili manipolazioni, e qui si coinvolgono temi come la riservatezza. Io sono convinto che, ad esempio, uno scatto ad un viso, riproducendo fedelmente i tratti, possa essere messo a confronto di un documento di identità opportunamente registrato in un database, fornendo un valido terreno di confronto per il riconoscimento di un’identità, andando quindi anche ad abbattere alcuni scogli fronte sicurezza come nuovo efficace strumento contro il mondo criminale.

A questo proposito succede già in America che tutti i carcerati di Hennepin Country, in Minnesota, devono fornire “l’impronta del proprio viso”. Il sistema di riconoscimento facciale è visto con successo ed un sistema simile viene utilizzato anche a Los Angeles ed in altri stati d’America.

Un sistema del genere appoggiato ad un database idoneo può consentire  anche di capire chi sta entrando in un determinato luogo, in un territorio o in un paese; l’FBI controlla più di 412 milioni di foto per scopi simili.

Un database preposto, tra l’altro, potrebbe essere alimentato dalle stesse immagini provenienti dai centri idonei come quelli che rilasciano patenti di guida, visti, passaporti e da altre istituzioni.

Queste mie suggestione vogliono fungere, da esempio e stimolo su come il mondo digitale e la decantata dematerializzazione possano veramente fare passi avanti a prescindere dal vecchio adagio della tutela dei dati personali.

Francesco Chiappetta
Il prof. Francesco Chiappetta, manager d'azienda, è stato docente universitario di vari atenei. Ha profonda esperienza comprovata da incarichi importanti in azienda leader nel settore delle telecomunicazioni. La sua esperienza diversificata ha l’obiettivo di fornire consulenza direzionale, innovativa e approfondita. E' iscritto all'albo dei giornalisti dal 2005, successivamente nel 2007 pone un’iniziativa editoriale, per la società Si -ies, fondando Sentieri Digitali E-magazine di creatività e tecnologia per la comunicazione d’impresa. L’obiettivo di Sentieri Digitali è dedicato alla Comunicazione d’impresa in senso lato: ovvero dalle grandi imprese alle pmi e gli artigiani, dai professionisti alle PA, dal Marketing agli obblighi d’informazione per le società quotate. L’intero contesto dell’e-magazine è incentrato sui passi evolutivi della trasformazione digitale.

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