L’Italia e le competenze digitali

Lo ha detto Angelo Marcello Cardani, Presidente dell’AGCOM, in occasione del poco incoraggiante report annuale presentato lo scorso 5 Luglio al Parlamento, "la scarsa competitività in termini di economia digitale del nostro Paese deriva oltre che dal problema delle infrastrutture anche dalla carenza di competenze digitali". Un tema tutt’altro che da trascurare. In Italia meno della metà di coloro che accedono ad Internet possiede competenze digitali di base. La competenza digitale per il Parlamento ed il Consiglio Europeo già dal 2006 è considerata la quarta competenza chiave dell’apprendimento permanente. Secondo la definizione più diffuse, vedi UE ma anche AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) tali competenze riguardano per definizione “le capacità di utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie dell’informazione per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione”. A supporto di tali competenze devono esservi le abilità di base nelle ICT, soprattutto ai tempi delle reti collaborative nell’Internet pervasivo che contaminano la nostra realtà contemporanea.

L’elemento critico della mancanza di competenze digitali si sprigiona in un contesto dove vi è una bassa disponibilità di lavoratori specializzati in ICT rispetto alla media europea ed uno scarso numero di individui con formazione scientifica. Capiamo quindi perchè dai report del DESI emerge una bassisima competitività dell’Italia rispetto ad altri paesi europei.

Sul tema delle competenze digitali si deve intervenire direttamente, un problema cruciale tanto quello stutturale. Serve un urgente piano che miri a recuperare tali competenze con elementi di comunicazione, sensibilizzazione e formazione. Le imprese italiane faticano a reperire le risorse adeguate, quindi la (rin)corsa alla digitalizzazione si complica ancor di più.

Oltre ai processi si devono tasformare gli individui. La competitività non può esistere senza un processo di innovazione digitale che passi in primis per l’approccio dei singoli individui. Necessario un cambio di rotta culturale, i numeri in Italia sono veramente scoraggianti.

Dunque, un piano a lungo termine che coinvolga anche le aziende e tutto il sistema formativo. Le aziende devono incrementare la formazione dei loro dipendenti. La formazione in Italia è troppo bassa. Le stesse istituzioni scolastiche devono rivedere i programmi formativi in ambito digitale, serve una rifondazione. La Scuola attuale è anch’essa artefice di questa carenza di figure competenti in ambito IT.

Sulla scia di questa emergenza il MIUR in collaborazione con diverse multinazionali sta operando in iniziative per colmare il gap sulle competenze digitali in Italia. CISCO ha reso noto un piano di investimento di 100 milioni che vuole favorire l’efficienza e la diffusione delle competenze digitali nelle scuole, l’obiettivo è di raggiungere 100.000 studenti in tre anni.

Altra multinazionale che si sta adoperando per l’incremento delle competenze digitali è Ericsson, in particolare nel connubio scuola-lavoro digitale, promuovendo la collaborazione fra scuole e aziende incentivando l’improvement per competenze pratiche e strategiche in ambito digital.

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