Con l’aumento dei dispositivi digitali e il progresso nella digitalizzazione, i dati, le informazioni e i contenuti si diffondono in tempi pressoché immediati.
Questo processo genera molte perplessità in merito alla gestione e al trasferimento internazionale dei dati, in specie alla tutela tanto per le aziende che per le persone.
L’UE ha mosso i primi passi nella direzione di una maggior tutela dei dati personali terminando i trattati Safe Harbour e Privacy Shield, intercorrenti fra UE e Stati Uniti: le garanzie offerte dagli USA risultano non in linea con le tutele riconosciute dal GDPR. Ovviamente questa manovra determina dei forti cambiamenti sul fronte della gestione dei modelli di compliance per le PMI e per tale motivo è necessario trovare un punto di incontro con gli Stati Uniti, anche se sembra che l’UE non sia disposta a concedere nulla a riguardo.
L’attenzione va ora rivolta alle persone fisiche e giuridiche che sono soggette al trasferimento dei dati a livello internazionale: è interessante osservare come il Covid-19 abbia influito sul dibattito in questione in quanto, per motivi di privacy, i dipendenti sono tenuti a mostrare il loro Green Pass quotidianamente. Osservando le normative sulla privacy, l’esposizione del Green Pass costituisce un pericolo per una eventuale violazione della privacy poiché la validazione dello stesso, pur nulla dicendo se si è in possesso di un Green pass base e quindi ottenuto tramite tampone negativo oppure se si è in possesso di un Super Green Pass determinato dal ciclo vaccinale, sottovaluta la dichiarazione dei dati anagrafici dell’individuo.
Nell’esempio, è giusto pensare che non si tratti di violazione della privacy perché essendo dipendenti, i datori di lavoro o chiunque controlli il nostro Green Pass è a conoscenza dei nostri dati anagrafici, invece, per quanto riguarda i dipendenti che lavorano nei locali come discoteche, ristoranti, bar ecc. è giusto che il cittadino dichiari a loro i suoi dati? Le misure adottate sono certamente efficienti per limitare la trasmissione del virus, ma per quanto riguarda la privacy, debbono essere attuate misure e cambiamenti affinché i nostri dati personali non vengano divulgati.
Sembra che anche l’Europa si stia muovendo in tal senso cercando di copiare quanto sta facendo Londra.