Dopo il trionfo ottenuto ieri in occasione dell’elezione a Presidente del Parlamento Europeo, si apre una nuova fase per Roberta Metsola, terza donna ad essere eletta a capo dell’Europarlamento e in carica fino alla primavera del 2024. L’avvocato maltese è una persona particolarmente stimata in Europa e proviene dalla galassia moderata come molte altre donne presenti nello scenario politico europeo, come Christine Lagarde e Ursula Von Der Leyen.
L’Italia sembra essere un’entità isolata rispetto all’Europa e la comunicazione politica si incentra più nel vanto di essere primi, secondi o terzi che nei fatti: a sentir (s)parlare i nostri politici, siamo comunque sempre primi. Questo certamente non aiuta né a spingere verso il cambiamento, né alla crescita culturale, economica e morale del Paese e né tantomeno all’occupazione. Tristemente, siamo i primi per quanto riguarda le chiusure delle PMI, che indubbiamente creano grossi disagi all’economia e alle famiglie italiane. Le trasmissioni televisive si impegnano nel far vedere tutte le saracinesche chiuse dei negozianti di Roma e a Milano non va tanto meglio: ma tutto sembra passare in cavalleria.
Il primato più triste forse lo abbiamo sul femminicidio, ogni giorno un bollettino di guerra che riguarda le donne, mentre in politica si cerca di relegarle all’ultimo posto; però siamo primi nel vantarci di valorizzare le donne, d’altronde siamo un paese coerente. Per quanto mi riguarda avendo insegnato all’università per circa 30 anni ho sempre sperato nei giovani e nel rinnovamento del paese, ma le “qualità” evidentemente le valutiamo in base al sesso o all’età: i giovani vengono sì introdotti nel mondo del lavoro, ma quando sono ormai vecchi.
Il Paese necessita di uno scossone molto forte per poter cambiare anche se la fiducia è molto bassa: mi ero ripromesso di fare un articolo a parte per le elezioni suppletive alla Camera dei Deputati per il Collegio di Roma-Parioli, recentemente lasciato vacante da Roberto Gualtieri in occasione della sua elezione a sindaco di Roma. È allarmante come per un collegio del centro storico della Capitale veda una partecipazione così scarsa alle votazioni pari all’11% degli aventi diritto, precisamente poco più di 16mila votanti: in questo paese anche con una manciata di voti si pretende di rappresentare un Paese, mentre all’università si pretende il massimo dei voti ma poi ci si accontenta di un 18. Le varie riforme politiche non hanno aiutato mai a nulla e la politica continua ad andare avanti senza ascoltare le diverse anime della società italiana e senza capire i veri problemi che la affliggono ormai da troppo tempo, complice la superbia e l’autoconvinzione che si è sempre i primi della classe.