Niente paura delle macchine pensanti

1.” Un robot non può recare danno a un essere umano né può permettere che quando non interviene, l’essere umano riceva un danno”.
2.” Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché siano ordini che non contravvengano alla ‘Prima Legge’”.
3.” Un robot deve proteggere la propria esistenza, a condizione che questa autodifesa non contrasti con i primi due punti sopraesposti”.
 
Lo scrittore e biochimico russo Isaac Asimov tracciò questi punti definiti nell’immaginario collettivo come “le tre leggi fondamentali” della robotica. La visione negli anni ’40, per il russo naturalizzato statunitense, era chiara: per far sì che queste macchine non diventino una minaccia per la società umana è necessario che le intelligenze artificiali siano progettate seguendo principi e criteri etici e morali per salvaguardare la vita degli umani in primis. Questo perché ora più che mai, che siamo in una piena rivoluzione digitale, si aprono continuamente dibattiti sulla paura o meno che queste macchine pensanti possono innescare nella collettività.
 
Sono reazioni comprensibili, da un lato: la paura dell’ignoto fa parte della natura umana; il non conoscere con esattezza di cosa stiamo parlando ma fermandoci solamente in superficie, può essere un altro elemento che si aggiunge alla paura; scenari apocalittici in cui le macchine si rivoltano contro l’umanità riducendola in schiavitù è un altro elemento che fa parte del “pacchetto paura” e resta appannaggio dell’immaginario collettivo. Informarsi sarebbe una sana mossa e infatti i vantaggi che l’IA porterebbe alle nostre vite sono numerosi e notevoli. La disoccupazione è una piaga che siamo costretti a fronteggiare quotidianamente e si dice che alcune posizioni siano più a rischio di altre, specialmente quelle che richiedono un alto grado di ripetitività e analisi ad esempio su vendite, trasporti, logistica, professioni legali. Ma questi lavori cd. automatizzati, con l’aiuto dell’IA possono essere svolti con maggiore precisione riducendo il margine di errore. Basti pensare che il 95% degli incidenti stradali è causato da un errore umano. Con l’avvento delle macchine autoguidate, questa percentuale si verrebbe a ridurre in quanto oramai vengono studiati algoritmi mirati per informare il viaggiatore sui possibili rischi, sul percorso più veloce e su eventuali pericoli presenti sulla strada.
 
Progressi sono stati compiuti anche nel campo medico e legale con la creazione di medici e avvocati virtuali. L’ IA è in grado di analizzare, studiare e mettere a confronto storie cliniche dei pazienti con casi patologici in grado di identificarne la struttura e i dettagli della malattia, identificando la patologia. Chiaramente questo è un valido e prezioso aiuto per l’uomo che, avendo i dati alla mano, riuscirebbe a studiare un modo per prevenire alcune patologie.
 
Si sono creati nuovi posti di lavoro: chi mai avrebbe pensato che sarebbe nata la figura professionale di “sviluppatore di app”? Oppure che l’utilizzo del drone riuscisse a farci avere un monitoraggio costante- e di precisione quasi in tempo reale- sullo stato dei campi?
 
L’automazione sarà anche in grado di migliorare le attuali condizioni ambientali. Un colosso quale è Google sta già provvedendo ad investire nell’utilizzo di tecnologia per risanare la salute del pianeta. DeepMind, startup di proprietà di Google, ha incominciato a dimezzare il consumo energetico usufruendo dell’ausilio dei dati forniti dall’IA. Inoltre, l’IA applicata sulle Machine Learning, è bene ricordare che sono Open Source e dunque qualunque azienda potrebbe e sarebbe in grado di utilizzare questi strumenti.
 
Concludendo, il futuro è nelle nostre mani e non è un nemico da temere. Se serve, facciamoci forza pensando che una “invasione” da parte della tecnologia già la si è avuta durante il XX secolo, in particolare nel settore primario con l’automazione dell’agricoltura. Queste macchine sono uno strumento che può aiutarci a comprendere il mondo e viverlo ancora meglio.
 
 
 
 

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