L’rfid contro la contraffazione dei vini

I settori in cui la tecnologia Rfid può essere applicata sono moltissimi, uno di questi, è la viticoltura, a fini di tracciabilità del prodotto e difesa dalla contraffazione

Infatti, è soprattutto per combattere il mercato della contraffazione dei vini, gli specialisti e i vitivinicoltori stanno mettendo a punto diversi progetti a supporto della tracciabilità che utilizzano l’Rfid.

In un settore prolifico come questo, ricco di produttori, è difficile rendersi conto se un vino sia stato o meno contraffatto e se quello che si sta bevendo corrisponde effettivamente a quanto riportato sull’etichetta.

Diverse sono le esperienze che cercheremo di comparare, ma tutte hanno un comune obiettivo: migliorare l’aspetto comunicativo del prodotto offerto, informando il consumatore sulle caratteristiche del prodotto, realizzando un’azione di marketing trasparente e garantendo la tracciabilità attraverso la tecnologia digitale.

Claude Blankiet, produttore californiano di vini della Napa Valley, ha nel catalogo un offerta di vini d’annata rinomata in tutto il mondo. Nella sua azienda, gli addetti alle cantine hanno integrato l’Rfid per garantire la tracciabilità delle bottiglie più pregiate e soprattutto per contrastare il mercato nero della contraffazione.

La motivazione è nelle parole di Claude Blankiet: “Quando aprite un Mouton del 45’ come fare a sapere se è una bottiglia è autentica o, invece, è solo del 95’? In questo mercato c’è un sacco di gente attratta dai facili guadagni e ci sono in circolazione molti falsi”. E’ per questo che la società ha integrato dei microscopici tag identificativi a radiofrequenza che sono mescolati sapientemente agli inchiostri utilizzati per stampare le etichette apposte sulle bottiglie.

Inoltre il sistema a radiofrequenza consente di verificare anche la datazione del carbonio rispetto all’anno di imbottigliamento. Una rivoluzione tecnologica di portata notevole se si pensa che ogni anno i vini pregiati movimentano cifre esorbitanti, una vera tentazione per operatori scorretti e criminali.

Ad esempio, all’asta di Zachys Burgundy che si è tenuta a San Francisco il mese scorso, è stata venduta una maxibottiglia da tre litri di Chambertin Armand Rousseau del ‘59 al prezzo di 48.400 dollari. Un dato che non è un eccezione: secondo l’indice del Liv-ex fine-wine, negli ultimi cinque anni i prezzi dei 100 vini più richiesti sono addirittura triplicati.

L’interesse nei confronti dell’Rfid è alto, come dimostrano le numerose esperienze di aziende vinicole Usa che le hanno adottate.

Neil Ivey, responsabile delle vendite presso Payne Security, società di Washington specializzata in sistemi anticontraffazione applicati alla produzione vinicola afferma: “La nostra società ha realizzato uno speciale inchiostro che può essere stampato su un tag che va applicato sulla capsula di stagnola apposta sulla bottiglia”.

Blankiet, per garantire la qualità nelle sue cantine e assicurare i propri consumatori sull’autenticità della propria offerta dal 2005 ha anche integrato nelle bottiglie della selezione Blankiet Estate, una guarnizione speciale che ha apposto una matrice identificativa unica Rfid, che non può essere replicata. La soluzione, prevede una formula di sicurezza per cui quando la bottiglia viene aperta il tag viene distrutto. Prima di aprire la bottiglia, i consumatori possono verificare l’autenticità del tag consultando il sito web di Blankiet.

Chuck McMinn, proprietario di Vineyard 29, azienda della Napa Valley, sta lavorando insieme a Coral Gables, società della Florida specializzata in soluzioni Rfid. L’obiettivo del progetto è quello di incorporare un tag nella stagnola che copre i tappi di sughero delle sue bottiglie.

McMinn ha scelto di implementare una soluzione che, tramite telefonini abilitati alla lettura Rfid, consente ai consumatori di identificare ogni bottiglia in assoluta autonomia. Il processo di autentificazione è semplice: una volta effettuata la scansione del tappo tramite cellulare, si viene rimandati automaticamente a una pagina Web che offre tutte le informazioni relative alla bottiglia acquistata

Un altro sistema per calcolare l’età di una bottiglia di vino si chiama “bomb-pulse” e prende ispirazione dagli esperimenti sul nucleare effettuati tra gli anni ‘50 e ‘60. Come ha spiegato Graham Jones, esperto di vino e orticoltura e docente presso l’Università di Adelaide, in Australia, “In quel periodo il numero di isotopi al carbonio 14 presenti nell’atmosfera erano praticamente raddoppiati. Una concentrazione tale da poter essere utilizzata per datare tutti i materiali organici di quel periodo”.

Innumerevoli collezionisti di vini come William Koch, hanno citato diverse case d’asta, come Christie’s International Plc, Zachys Wine Auctions e Acker Merrall & Condi sostenendo di aver acquistato prodotti contraffatti.

I sistemi messi a punto in questi anni danno speranze più che reali di minore contraffazione e maggiore trasparenza nella comunicazione del prodotto offerto ai consumatori, non solo negli Stati Uniti.

L’importanza della tracciabilità agroalimentare nel settore vinicolo è stata ribadita anche in Italia da operatori del settore e istituzioni governative.Dopo la firma del decreto legislativo sui vini Doc ed Igt, esperti e appassionati chiedono soluzioni attuative al fine di evitare di dare false speranze agli addetti nel settore e di assicurare una maggiore tutela alle produzioni made in Italy.

Tra i produttori italiani, la cantina umbra Arnaldo Caprai già nel 2005 ha iniziato a taggare 10mila tappi per sigillare le sue bottiglie.

L’esperienza americana insegna che la tecnologia applicata in questo settore può rappresentare un valido aiuto ai produttori ed ai consumatori, rendendo più chiara e meno contorta la comunicazione del prodotto stesso e donandogli un’aurea di autenticità che gli appassionati sovente cercano e molto spesso trovano… ma contraffatta.

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