Pmi e grandi industrie italiane: il problema dei processi di progettazione

Precisa definizione di ruoli e di responsabilità porta risultati più efficaci nella progettazione e nello sviluppo. Questa è la visione delle aziende italiane, consapevoli che l’80% delle aziende promuove già la gestione del lavoro attraverso team interfunzionali, secondo un approccio orientato alla Concurrent Engineering, mentre la comunicazione e la condivisione di informazioni tra le varie fasi di ricerca, progettazione e ingegneria resta per lo più verbale. Il 30% della conoscenza risiede nelle persone e nella loro collaborazione; l’investimento in soluzioni ICT è refrattario e il 94% dei tecnici riscontra ancora rallentamenti nello sviluppo di un prodotti dovute alle continue richieste di modifica in corso d’opera.

È quanto risulta dai lavori svolti dall’Osservatorio Gestione dei Processi Collaborativi di Progettazione della School of Management del Politecnico di Milano. I dati della ricerca, condotta a fini esplorativi e presentati lo scorso 16 aprile a Milano nel corso del Convegno “Competere con la conoscenza, innovare con metodo”, mostrano un buon livello di organizzazione nelle aziende italiane, un livello però non ancora pienamente efficiente nella condivisione delle informazioni e nella formazione stessa che comporta, nella fase di ingegnerizzazione, continue rilavorazioni e sforamento di budget di tempo e di costo previsti.

Il know-how basato sull’esperienza è riconosciuto come risorsa fondamentale, non sempre però le aziende riescono ad adottare una soluzione per mantenerlo e renderlo utile a tutte le fasi della progettazione. La cosiddetta “informatizzazione della conoscenza”, il ricorso a strumenti informativi di PLM (Product Lifecycle Management), che permettono di condividere le informazioni sul ciclo di vita del prodotto, agevolando la condivisione documentale per mostrare in modo semplice il flusso di progettazione, è adottato dal 62% delle aziende; il 67% utilizza poi sistemi per la gestione dei documenti tecnici e l’automazione dei flussi di attività. Solo un’azienda su due dispone anche di un sistema di CRM, mente il 45% dispone di un sistema per la gestione della catena dei fornitori.

Solo il 26% delle aziende dimostra un ottimo livello di maturità nella informatizzazione della conoscenza; il 51% dispone di piattaforma ICT per condividerla ma spesso i dati sono mantenuti in sistemi condivi non strutturati, come le cartelle di rete, invece che essere inseriti in un unico flusso operativo condiviso.

Criticità nei processi di sviluppo dunque ci sono e nella classifica di quelle più frequenti possiamo trovare le continue richieste di modifica; il conseguente sovraccarico di lavoro per i progettisti e maggiore è il lavoro, maggiore è il costo del progetto; il frequente superamento del budget stimato.

Per risolvere queste problemi le aziende stanno pianificando progetti di miglioramento. Si prevedono interventi procedurali, per migliorare l’organizzazione e la gestione del processo: il 64% delle aziende li ha già in corso, mentre il 39% li ha realizzati nel recente passato.

Si pensa anche ad interventi volti a introdurre pratiche e metodologie standard, già avviati dal 57% delle aziende. Diffuso è l’interesse per progetti PLM per migliorare lo scambio informativo della collaborazione, oltre che a introdurre migliori soluzioni di prototipazione virtuale. Infine si pensa a progetti che prevedono l’esternalizzazione di alcune fasi di progettazione.

Per le aziende che hanno già introdotto queste soluzioni di questo tipo, i risultati sono evidenti: il 71% ha riscontrato una riduzione dei tempi di sviluppo, mentre il 53% una riduzione dei costi; il 57% ha poi ottenuto un miglioramento della gestazione delle attività di progettazione, mentre il 56% un miglioramento della qualità della progettazione.

“L’analisi ha indagato i rispettivi processi di progettazione e ha trovato un mondo variegato, composto da molteplici soluzioni, anche se con alcuni fattori comuni” ha affermato Monica Rossi Responsabile della ricerca GeCo. “Prima di tutto, l’elevata attenzione delle imprese alla concurrency dei propri processi, da intendersi sia come parallelizzazione della attività, che come collaborazione intra-funzionale (e spesso intra-aziendale). Segue, anche se a un livello inferiore, la predisposizione per metodi e procedure standard di lavoro, tramite cui semplificare e linearizzare i processi di sviluppo e progettazione. Infine, anche il ricorso agli strumenti informatici, sia per le attività di modellazione che di scambio dati, risulta consistente e di rilevante impatto”.

“In questo,” ha poi aggiunto Sergio Terzi, Direttore del Comitato Operativo dell’Osservatorio GeCo “le PMI rivelano una maturità mediamente rapportabile alle grandi imprese, che sono protagoniste di una competizione globale che sempre più si gioca sulla capacità di generare innovazione e di metterla in pratica in tempi rapidi, cioè di progettare in modo più efficiente e più efficace: un’arte di origine italiana.”

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