Non si riesce a fare delle valutazioni serene. Anche per lo Smart Working abbiamo due partiti: uno del “sì” e uno del “no”. Il nostro Paese, dal punto di vista dell’innovazione, è solo al ventiquattresimo posto su ventisei Paesi europei.
Con la pandemia – che nessuno sapeva cosa fosse questo Covid 19 – certamente il mio riferimento è ai virologi, abbiamo scoperto che non è vero. Sarebbe utile visitare gli uffici della Pubblica Amministrazione, sia centrale che locale, per capire il grado di conoscenza, professionalità ed in particolare dell’automazione.
Al catasto, gli immobili sono accatastati ancora con diciture vecchie di oltre vent’anni, ad esempio, se uno ha un immobile sito nel comune “tal de tali” ed in località “xy” ma che, successivamente, la toponomastica ha dato una via, ancora oggi risulta località senza numero civico.
Alcuni sostengono almeno due motivazioni per lo Smart Working, la prima è quella di contribuire ad accelerare la crescita all’economia grazie all’impulso che deriverebbe da questa misura a settori come la ristorazione collettiva, caffetteria, abbigliamento e altre attività indotte.
La seconda motivazione, invece, sarebbe quella di migliorare i servizi pubblici, rimuovendo l’inefficienza dovuta all’assenza del personale dagli uffici. Perché sarebbe grave per taluni tornare negli uffici? Questa misura rappresenterebbe un errore che, in contro tendenza con quanto sta avvenendo in più parti, imporrebbe alla Pubblica Amministrazione un modello di organizzazione del lavoro rigido ed arretrato che, oltre a limitare la possibilità di modernizzazione ed efficienza del lavoro pubblico, né pregiudicherebbe gravemente l’attrattiva nei confronti delle persone di talento.
È bene sottolineare che lo scorso aprile, l’articolo 1 del dl 56/2021 ha rimosso l’obbligo di applicazione del lavoro agile ad almeno il 50% del personale in forza all’interno dello stesso ufficio.
Le conclusioni sono purtroppo che la Pubblica Amministrazione che è molto variegata è costituita da circa 3 milioni e mezzo di persone che interpellate quotidianamente per più problemi danno sempre risposte incomplete in quanto l’automazione è particolarmente scadente.
Dichiarare lo Smart Working come la soluzione dei problemi è veramente di tipo superficiale e significa anche non aver studiato un minimo di diritto amministrativo, che spiega l’organizzazione della Pubblica Amministrazione, sia centrale che periferica.
Per comprendere la complessità e, nello stesso tempo, la parte organizzativa è necessario fare riferimento all’innovazione tecnologica, che il nostro Paese lascia ancora a desiderare. Non a caso si parla quotidianamente di formazione.