Big Tech dovrà finanziare il 5G in Europa

Una  bozza di proposta dell’industria delle telecomunicazioni chiede alla UE che le grandi aziende tecnologiche che rappresentano oltre il 5% del traffico Internet medio annuo di un operatore nelle ore di punta, misurato a livello di singola rete, contribuiscano a finanziare il lancio del 5G e della banda larga in tutta Europa. La proposta fa parte del feedback alla Commissione europea che ha avviato una consultazione sulla questione a febbraio.  In base alle stime di settore, le aziende  Google, Apple, Meta, Netflix, Amazon e Microsoft, che costituiscono nell’insieme più della metà del traffico dati Internet, sono le principali destinatarie del provvedimento.

I proponenti del documento sono i gruppi di pressione delle telecomunicazioni GSMA ed ETNO. Essi rappresentano 160 operatori in Europa, i principali dei quali sono Deutsche Telekom, la francese Orange , la spagnola Telefonica e Telecom Italia.

E’ da diversi anni che gli operatori telefonici, i cui margini sono sempre più esigui per effetto della concorrenza, sono alla ricerca di nuove fonti di finanziamento per coprire i costi dell’innovazione tecnologica nelle TLC. Il 5G, su cui imprese e cittadini ripongono molte aspettative, specie per le interessanti ipotesi di sviluppo del settore Internet of Things oltre che per l’ampiezza di banda, molto più elevata, richiede uno sforzo economico importante, che va a gravare per ora solo sui bilanci delle imprese di TLC.

Gli operatori di telecomunicazioni hanno fatto pressioni per anni affinché le principali società tecnologiche aiutassero a pagare il conto per il lancio del 5G e della banda larga, affermando che creano una parte enorme del traffico Internet della regione. Questa è la prima volta che hanno cercato di definire una soglia per definire chi dovrebbe pagare, in modo da colpire solo i grandi generatori di traffico, che hanno un impatto sostanziale sulle reti degli operatori.

La Commissione Europea deve ora decidere, confrontandosi anche con Big Tech, la cui difesa è improntata su presunti rischi di “disincentivi all’innovazione e agli investimenti” e anche di “distorsione della concorrenza”.  Un partita aperta, mentre i consumatori attendono di fruire dei vantaggi del 5G.

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