Social media, regolare i contenuti e rispettare il Primo Emendamento

In un’era di “politically correct”, è frequente che i social media cancellino contenuti sgraditi, ma il limite di tale autonomia decisionale è nell’insieme di regole che i social media si sono date: tendenzialmente, sono consentiti maggiormente gli attacchi e i commenti “progressisti” piuttosto che “conservatori”.

Due Stati – Texas e Florida – governati dai repubblicani hanno deciso di contrastare tale comportamento con leggi statali che limitano le pratiche di moderazione dei contenuti delle grandi piattaforme di social media, in quanto esse violano le protezioni del Primo Emendamento. I legislatori sostengono che le piattaforme si sono impegnate in una censura inammissibile e hanno messo a tacere in particolare le voci conservatrici.

Il nucleo principale – sul piano legale – su cui dovrà decidere la Corte Suprema è definire qual è l’attività protetta dal Primo Emendamento: è il contenuto pubblicato dall’utente, oppure la scelta operata dalla piattaforma sull’opportunità di censurarlo. Il Dipartimento di Giustizia afferma che, quando una piattaforma di social media seleziona, modifica e organizza discorsi di terzi da presentare al pubblico, si impegna in un’attività protetta dal Primo Emendamento. Che quindi protegge la discrezione editoriale delle piattaforme di social media e vieta ai governi di costringere le aziende a pubblicare contenuti contro la loro volontà. Le aziende hanno affermato che senza discrezione editoriale i loro siti web sarebbero invasi da spam, bullismo, estremismo e incitamento all’odio.

Di diversa opinione il governatore del Texas Greg Abbott, che nel promulgare (nel 2021) la normativa ora oggetto di discussione ha dichiarato: “Esiste un movimento pericoloso da parte di alcune società di social media per mettere a tacere idee e valori conservatori. Questo è sbagliato e non lo permetteremo in Texas”. Nel dettaglio, la legge del Texas vieta alle piattaforme di social media con almeno 50 milioni di utenti attivi mensili di agire per “censurare” gli utenti in base al “punto di vista” da loro espresso e consente sia agli utenti che al procuratore generale del Texas di agire in giudizio per farla rispettare.

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