Questo nostro paese il più delle volte perde la memoria, nel 2017 l’Italia perse l’ultima A ed entrò ufficialmente in “serie B” e si disse: “l’Italia cede un altro scalino nella valutazione del debito”. In gergo calcistico si disse entra nella “seconda divisione”. I tre che giudicano sono Standard and Poor’s, Moody’s e Fitch. Queste tre classificarono il nostro Paese, i commenti furono accettati dicendo, tra l’altro, che la notizia non era inaspettata in quanto dopo la caduta del governo Renzi si poteva avere un’immediata conseguenza ma avevamo sempre dietro le spalle la BCE che, tra l’altro, era impegnata nel calcolo della rischiosità degli asset che le banche italiane danno in garanzia all’Istituto di Francoforte in cambio dei prestiti. Dopo questo grido di allarme l’Italia ha iniziato a parlare di riforme molto importanti per il Paese. Di tutto ciò nulla si è verificato, adesso siamo stati retrocessi a “BBB-“ e siamo colpiti da questa grossa epidemia del Covid-19. S&P’s stima tra l’altro una crescita del debito pubblico lordo italiano al 153% del Pil, entro la fine del 2020, con un tasso di disoccupazione in Italia in salita all’11,2% nel 2020.
Ogni volta si prende atto, si danno delle risposte di tipo giornalistico, “neanche con comunicato stampa”, e si va avanti. Nessuno sottolinea che in caso di retrocessione al rango di “titolo spazzatura”, il debito italiano subirebbe un forte scossone. In questo momento il coronavirus ha sollecitato il mondo e quindi l’Europa ha autorizzato i Paesi interessati ad allargare il proprio debito con la speranza che l’Europa mostri comprensione e responsabilità e sia anche guardata dalla Banca Centrale Europea. In questo momento, forse, è opportuno prendere quello che ci danno, a partire dal MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), che non lo chiameremo MES, ad altre opportunità, ma serve un ripensamento complessivo per evitare un’iper-inflazione.
In questo momento bisognerebbe avere un governo con uomini qualificati, oserei dire anche di prestigio, che si impegnino non per se stessi ma per il Paese Italia, con la speranza di dare segnali agli organismi internazionali che si sta facendo sul serio, con apposite riforme, a partire dalla burocrazia e pensando a una libertà di mercato seria.
Di tanto in tanto è opportuno guardare il resto del Mondo “copiare” e cercare di prendere le cose buone senza mettere l’imprimatur che siamo sempre “i primi in tutto” e poi gli organismi internazionali ci bollano con un marchio che si chiama “spazzatura”. È ora di finirla di sentire che siamo tutti “belli”, “bravi”, “buoni” e “intelligenti”, ma il resto del mondo non solo “non ci si fila” ma quando è il momento di ricevere giudizi questi sono purtroppo marcati e ogni volta sentiamo uomini del governo che sostengono, senza nessuna base scientifica: “non preoccupatevi, avevamo già tutto sotto controllo” e quindi andiamo avanti. Questa ricetta è vecchia, stupida e particolarmente pericolosa, o si cambia radicalmente inserendo in posti di responsabilità giovani che non hanno ambizioni di colore politico ma capacità vere e proprie, che possono dire al mondo che l’Italia sta cercando, nei limiti del possibile, di cambiare con fatti e azioni visibili e tangibili e non ogni volta raccontandoci le solite “favole”.