Quando l’azienda chiude o dichiara il fallimento, i dipendenti cosa possono fare? La si divide in 5 entità, ognuna costituisce una divisione con il suo modello industriale. I lavoratori, puntano così a delle grandi cooperative, chiedono al curatore fallimentare e al liquidatore l’affitto o l’acquisto dell’azienda. Il capitale sociale arriva in parte da risorse proprie dei lavoratori, in parte da specifici strumenti di finanziamento. Certamente sarà un percorso difficile ma si può fare: si chiama worker buyout, ed è un’operazione particolarmente diffusa negli USA. Per farlo si dovrà puntare verso fondi mutualistici, strumenti/istituti della legge n.59 del 1992. Dunque, coinvolgere il Ministero dello Sviluppo Economico e Invitalia, sollecitare le banche, proponendo un modello di business secondo le migliori pratiche presenti nel mondo, eliminando i fattori critici che hanno portato al fallimento.
L’azienda dovrà ripartire in maniera alleggerita delle spese del personale. La forza lavoro inizialmente si riduce lo stipendio – vedi Rayanair – e cerca poi di regolarne una parte secondo i tempi di crescita. In un secondo momento poi si dovrà ritornare ad un adeguamento dei salari d’intesa con le OO.SS., vista anche la posizione del nostro governo ed il “no” delle FS e di altre compagnie, mentre è arrivato l’ok per i 400 milioni.
Per essere credibili bisogna fare 5 piani industriali secondo le divisioni della nuova organizzazione. Con un modello nuovo di governance, un’organizzazione snella, un piano ottimo di formazione e un altro altrettanto valido di comunicazione. Dunque gestire sapientemente i rapporti internazionali ed anche un piano che riguarda la normativa internazionale per meglio adeguare e applicare quelle del nostro Paese.
Questo vuole essere un pensiero a voce alta per augurare a tutti i lavoratori di Alitalia di trovare una giusta soluzione. La colpa è solo di chi ha gestito la compagnia in questi ultimi 10/15 anni senza fare quanto necessario.