Le nuove tecnologie lasciano spazio all’etica?

La nostra è un’epoca di straordinarie ed eccezionali trasformazioni. Ci sono almeno tre grossi filoni di ricerca che stanno spingendo al cambiamento e che hanno potenzialmente la capacità trasformare la società. Il primo grande filone di novità emerso negli ultimi decenni è quello che riguarda la biomedicina, ambito in cui i progressi compiuti erano inimmaginabili fino a pochi decenni fa, e alcuni di questi ancora ci stupiscono: si pensi alla stampa in 3D di parti del corpo umano!

Un altro filone di grande novità è quello del mondo-nano, ossia delle nanotecnologie o “nanot”, che operano nell’ambito del superminuscolo, cioè su scala dimensionale nell’ordine del nanometro: un miliardesimo di metro (in genere tra 1 e 100 nanometri).

Per ora la progettazione e la realizzazione di dispositivi in tale scala è quasi sottotraccia, ma presto i portentosi successi in questo ambito verranno allo scoperto con effetti davvero sorprendenti.

Un ultimo filone di straordinaria novità è quello della Intelligenza Artificiale (IA), resa possibile dall’aumento della potenza di calcolo degli elaboratori e dall’ampia disponibilità di dati che hanno reso efficace e praticabile il machine learning e il deep learning.

Software applicativi come Applicazioni come chatbot di Open AI, progettati per imitare le conversazioni umane in base alle richieste degli utenti, e a rispondere a diversi tipi di domande, imitando lo stile di conversazione degli esseri umani, sono stati vietati in alcune scuole statunitensi e sono al centro di animati dibattiti anche sulla sua eticità.

 

La sinergia tra i tre settori menzionati e le loro applicazioni generano grandi speranze nella medicina e nella soluzione di problemi sociali quali l’inquinamento, l’energia e il livello di vita generale. Ma come Gianni Manzone ben evidenzia nel suo libro “Morale Artificiale: nanotecnologie, intelligenza artificiale,

robot. Sfide e promesse” (edito dalle Edizioni Dehoniane Bologna, 2020) pongono a noi e alle future generazioni numerosi interrogativi e controversie etiche. Nel libro  Gianni Manzone, solleva e pone al lettore numerosi interrogativi volti a far luce sui futuri sviluppi delle principali istituzioni sociali − dalla politica alla pubblica amministrazione, dall’educazione alla scienza − sottolineando il ruolo fondamentale che le nanotecnologie, l’intelligenza artificiale e la biomedicina avranno nel generare nuove opportunità e nel plasmare la nostra comprensione della natura, delle strutture umane e dei quadri legali, sociali ed etici.

Ne deriva, secondo l’autore, l’esigenza di regolazione e di standard “Forse è tempo, ora che le nanot si sviluppano e diventano pervasive, di chiederci quali visioni della vita abbiamo e se sono adeguate al fine dello sviluppo umano integrale” Il futuro al riguardo apre scenari difficili da prevedere., ma che potenzialmente hanno la capacità di influenzare le Istituzioni e di trasformare il lavoro, le relazioni sociali, lo stile di vita

 

L’autore si chiede “Le innovazioni tecnologiche rispondono a un fondamento trascendente del bene? Sostengono lo sviluppo della nostra capacità d’amore?” Inoltre, pur affermando che la fede cristiana non è avversa al cambiamento e che il Dio della Bibbia è un Dio che trasforma e fa nuove le cose (Is 43,19), sottolinea come l’intelligenza artificiale e le nanot “Creano anche controversie etiche che riguardano le condizioni per la collaborazione tra i vari partecipanti alla ricercaGli interrogativi e soprattutto le indicazioni fornite dal prof. Manzone offrono al lettore uno scenario che potrebbe creare una miscela esplosiva in grado di fare compiere all’umanità un salto di livello dell’esistenza: qualcosa di più potente di quel che già è capitato con la rivoluzione industriale. Il rischio, ben evidenziato nel libro quando si parla di ideologia transumanista è che si potrebbe generare una nuova divisione sociale tra uomini-ciborg, dotati di sensi extra che consentono di raggiornare in più di tre dimensioni, e uomini-normali.

Sostiene infatti l’autore che “L’ibridazione potrebbe alterare non solo la nostra autocomprensione etica e sessuata, ma anche i prerequisiti necessari a un’autonoma condotta di vita e a una concezione universalistica della morale, mettendo in discussione la figura moderna dell’universalismo egualitario

È importante, però, rimanere coi piedi per terra, evitando di alimentare speranze o paure sproporzionate. La convinzione che le nanotecnologie possano risolvere qualsiasi tipo di problema, come sostenuto dai postumanisti, è priva di fondamento. Come afferma Manzone, la disomogeneità e l’incoerenza con cui si sviluppano queste tecnologie non permette di elaborare soluzioni efficaci nel breve periodo, men che meno di discutere dei problemi etici che vanno profilandosi dietro qualsivoglia desiderio di innovazione.

A molti interrogativi non è facile dare risposte, ma è certo che essi vanno posti e affrontati. Su queste tematiche di fatto si sta sviluppando un vivacissimo dibattito culturale, con innumerevoli iniziative che si dipanano nelle più diverse direzioni.

Tutti concordano che la libertà di ricerca è sovrana, ma opportuni e numerosi sono anche i suggerimenti e gli indirizzi tesi a orientare il dibattito e le decisioni in tema di regolamentazione della materia. In realtà ancora manca un coordinamento che imprima un indirizzo di massima alla riflessione sull’etica nell’applicazione delle nuove tecnologie. Il lavoro del prof. Gianni Manzone fornisce preziosi contributi per facilitare l’analisi e sviluppare un futuro costruttivo dibattito.

Autore: Maria Grazia De Angelis, presidente Associazione Italiana di Studio del lavoro

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