Viste le evidenze che hanno caratterizzato l’andamento dei consumi degli ultimi anni e più ancora le prospettive e le dinamiche che si preannunciano per il futuro, è emerso che esse dipendano da più collegamenti e da una pluralità di processi tra loro diversi che stanno ridisegnando la fisionomia del consumatore italiano propenso a muoversi secondo logiche e pratiche di nuova sobrietà.
Vi sono profonde disuguaglianze sociali, con le famiglie a basso reddito che forzano di più nel contenimento delle spese e le famiglie ad alto reddito che ritrovano a passo più spedito i consumi del benessere.
La mobilità è indubbiamente o certamente l’ambito in cui si stanno sperimentando diverse forme di condivisione. Il Censis lo definisce consumo collaborativo e prende in esempio il fenomeno Bla Bla Car, la più grande community mondiale di ride sharing presente in 22 paesi ed anche in Italia dal 2012, che consente agli utenti di mettersi in contatto tra loro per condividere un viaggio in auto dimezzando le spese.
Sia i conducenti che i passeggeri hanno un profilo registrato che anche ai fini della sicurezza viene valutato con feedback e opinioni degli altri utenti. inizialmente la piattaforma era gratuita, ma a partire dal 2015 è stato inserito il sistema di pagamento online in cui è compresa anche una quota di prenotazione che va in favore del gestore.
Restando alla sharing economy applicata alla mobilità urbana, non può essere trascurato il caso noto e controverso di Uber, servizio di trasporto automobilistico privato gestito attraverso un’app che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti. In Italia nel maggio 2015 il tribunale di Milano accogliendo il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti ha ordinato il blocco e l’inibizione del servizio in tutta Italia. Una delle questioni che rende critico i trattamento di questi nuovi modelli di business e di consumo è che c’è molta retorica intorno al fenomeno e si intende unificare casi tra loro certamente diversi.
Il concetto di sharing economy viene associato per estensione anche alla condivisione di beni tra imprese, che in sostanza, grazie al digitale rappresenta una forma aggiornata del tradizionale noleggio. È il caso del car sharing urbano a flusso libero. Molti ricorderanno enjoy, car2go etc., in cui la piattaforma tecnologica consente la condivisione di auto che sono però di proprietà dell’azienda stessa.
Un fenomeno destinato ad allargarsi in maniera esponenziale, in quanto la crisi economica che investe anche il nostro paese spinge il cittadino nelle condizioni di mettere a frutto dette esperienze sopra descritte, accettandole come novità vantaggiose e non come vincolo o limitazione delle proprie disponibilità.