Siamo iperconnessi!

Pare evidente che le nostre giornate cambieranno. Avremo degli elettrodomestici in grado di comunicare tra loro, in grado di comunicare anche con noi, con ogni membro della nostra famiglia, magari per ricordarci di fare la spesa, che l’acqua è quasi finita. Poi ci saranno dei sensori che gestiscono la casa per aiutarci a risparmiare energia elettrica. I nostri smartphone che già oggi controllano le nostre abitudini d’acquisto, un domani lo faranno per aiutarci ad avere credito in banca (magari) e forse rispettando anche la “riservatezza”. Il popolo americano come al solito è molto contento, l’Europa (vedi l’Italia) come al solito arriverà con un po’ di ritardo.

Si diffonde l’uso e l’attivazione di tecnologie più o meno semplici ma comunque intelligenti che possono invadere la tutela e la riservatezza dei dati personali. Vediamo molte persone che fanno delle piccole corsette e misurano i loro percorsi di jogging per tenersi in forma. Tutto viene tracciato. A New York è stato possibile localizzare basi militari segrete, scoprire safe house della CIA, rifugi in territori remoti e ostili, o intercettare i movimenti dei comando delle forze speciali con un sistema analogo. Stiamo andando certamente verso la profilazione del cliente e la raccolta di dati e i loro comportamenti. Lo smartphone, i misuratori di fitness, smart watch sono disponibili ovunque come quelli dalla società Fitbit o Jawbone. I percorsi dei loro clienti vengono registrati e inviati sulla Gobal Health Map redatta da Strava, una società specializzata nello sfruttamento delle tecnologie legate al sistema satellitare GPS.  Strava ha 27 milioni di utenti e pubblica i loro percorsi, ma esclude la possibilità di accoppiarli all’identità di chi è associato al servizio, si spera. Diventa pericoloso per i paese non fortunati (esclusi gli USA  e l’UE). La questione è preoccupante in quanto la tecnologia innovativa consente di invadere lo stesso i confini senza avere una giusta tutela della riservatezza. Il GCHG (Government Communications Headquarters a Cheltenham nel Regno Unito), è uno dei siti sensibili “circondati” dalle traiettorie registrate dai GPS  degli utenti. Ora perchè dovremmo parlare sempre della privacy e poi essere sconvolti quando ormai è troppo tardi?

Come abbiamo scritto più volte c’è del marketing, ma poi c’è anche la poca disponibilità di spendere i pochi denari e le professionalità per mettere tutto in sicurezza e proteggere la privacy e i dati sensibili delle persone.

Intanto la tecnologia va avanti. Vi sono degli smartphone con dei microprocessori progettati per lavorare con le reti neurali. I cellulari sono diventati oggetti pronti per la sperimentazione di machine learning ed applicazioni di apprendimento automatico in mobilità. La rete neurale viene addestrata per mezzo di algoritmi di apprendimento automatico basato su una grande quantità di dati reali, operano attraverso neuroni artificali che si ispriano al funzionamento biologico del cervello umano, hanno necessità di avere dei chip hardware molto evoluti, servono grosse potenze di calcolo vista la necessità dell’utilizzo di molti dati per rendere il più possibile informazioni qualificate. E noi in tutto questo saremo in grado di proteggerci e di tutelare il prossimo?

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