Un’analisi ha rilevato che la presenza nelle sale cinematografiche è drasticamente calata. Infatti, sia negli Stati Uniti sia in Europa il 2019 e il 2018 sono stati due anni di perdita di presenze rispetto al passato. Nonostante le storie incredibili, esperienza del 3D, Imax e 4DX, effetti visivi ed immagini che sono così fedeli alla vita che è difficile da dire la differenza dalla cosa reale.
Secondo SI-IES, ancora una volta il dopo Covid 19 rivela in alcune aree metropolitane italiane, la capacità del 5G che è in grado di creare l’integrazione con tecnologie nuove e quelle già esistenti che consentiranno capacità di trasformazione delle attività su larga scala permettendo a chiunque di raggiungere il contenuto video digitale. Il 5G è un componete chiave nella creazione di nuove esperienze che trasformeranno il cinema in un viaggio. Per l’appunto oggi si punta molto sulle piattaforme di distribuzione di video on demand (come Netflix, Now tv ecc) in quanto la comodità di vedersi un film quando uno più preferisce è una vera rivoluzione. Proprio per questa ragione è necessaria una rivoluzione nell’organizzazione e nell’erogazione per riportare gli spettatori nelle sale.
Una piccola riflessione: l’industria cinematografica si è posta il problema 10 ,15 anni fa, che il cinema avrebbe avuto dei mutamenti in virtù dei trend di crescita delle nuove tecnologie? La risposta certamente non trova riscontro positivo in quanto ancora una volta il settore è privo di una programmazione, è un difetto forse del nostro paese che siamo abituati a comprare l’ombrello solo quando piove. Il concetto di prevenzione, organizzazione, pianificazione strategica è particolarmente distante, una giustificazione c’è ed è il criterio delle priorità, ormai è da diverso temo che si parla di particolare crisi finanziaria e si aggiunge che nel prossimo autunno la crisi sarà maggiore.
L’intervento pubblico può essere di aiuto ai vari settori ma come sopravvivenza momentanea, anche perché l’Europa non consentirebbe i cosiddetti aiuti di Stato. Il concetto aggregativo del nostro paese non è stato né vincente né sfidante, in quanto abbiamo la passione di essere solitari volendo alzare il tiro, la stessa cosa capita nelle grandi aziende, a partire dalle holding che gestiscono con particolare sofferenza, privi di investimenti per la ricerca e l’innovazione, non tengono presente il concetto di globalizzazione che ogni cittadino del mondo nota la novità e l’utilizzo della stessa.
Noi siamo molto bravi ad arrivare secondi, terzi o quarti evitando di commettere errori in quanto ci limitiamo alla esperienza altrui, questo livello di comportamento è duttile ed elastico che viene adoperato secondo il proprio tornaconto. Adesso siamo alla prova del nove, l’arrivo di queste risorse finanziare europee dovrebbero mettere in moto i cosiddetti strateghi programmatori del paese sentendo i settori delle telecomunicazioni, i settori dell’informatica, i settori del digitale per capire cos’è possibile fare nell’immediato per portare l’innovazione tecnologica a servizio del cittadino.
Neanche nelle aziende il manager porta innovazione in quanto aspetta degli input da parte delle linee responsabili che il più delle volte non arrivano. Cosa fare? Per comodità senza colpire nessuno creare un nuovo modello dopo Covid, è una parola magica ormai vecchia e consumata, ma ancora efficace se detta bene.
Quindi il mondo politico e quello imprenditoriale dovrebbero ognuno per la propria competenza portate avanti dei programmi senza bracci di ferro, ma secondo esigenze e contenuti evitando il solito giro che è costituito dai tradizionali, mentre il secondo ricade su ricatto dell’occupazione del lavoratore. L’esperienza che vediamo quotidianamente e solo una piccola parte, abbiamo un abbandono del lavoro elevato senza avere nessuna alternativa se non un’assistenza tramite la casa integrazione, che ormai è rimasto una cassa senza integrazione, un cassa vuota.