Il soggetto umano, quando gode di buona salute, non pensa ad investire nella prevenzione. Un analogo atteggiamento è da coniugare alle aziende, sia pubbliche che private, ad esempio, nell’impegnarsi ed investire il dovuto per avere la garanzia di un sistema informativo il più possibile protetto. Tutto il mondo parla della cybersecurity, nessuno ha messo in luce il fatto che utilizzare sistemi informativi semplici o complessi (vedi cellulari, iphione, ipad, etc.) possa essere uno dei punti più vulnerabili e alla portata dei vandali criminosi della rete.
In questo è chiaro che l’innovazione e l’automazione non sono da bloccare: è l’uomo che conduce il tutto con la sua intelligenza nel tutelare e prevedere se stesso. L’automazione ormai investe sia il settore della macchine intelligenti, con l’automotive, la robotica, anche l’agricoltura e non solo. La carenza è nella scarsa formazione di una classe, anche giovane, non per propria responsabilità ma bensì della scuola, dell’università e dell’istruzione tutta che non è in grado di provvedere ad anticipare certe forme di tutela.
Parliamo di smart agriculture, in particolare, della notizia di questi giorni relativa all’innovazione del trattore intelligente, un macchinario in grado di lavorare in condizioni di efficienza che l’uomo non potrebbe sostenere (pioggia, vento, etc.) una tecnologia che potrà potenziare di molto l’operato dell’agricoltore. Ma per fare questo passo avanti è sufficiente acquistare un trattore intelligente? Sii è in grado di gestire tale macchinario? Siamo pronti ad avere tutti quegli elementi che consentono la guida, l’arresto immediato, le variazioni di percorso? La risposta a queste domande è affermativa, in quanto, il trattore intelligente ha una serie di sensori che con apposita rete wireless riescono a monitorare istantaneamente il proprio operato. Va da sè che l’agricoltore poi non è sempre quello descritto nella teoria, ad esempio, del paradigma industria 4.0. Normalmente l’agricoltore, per motivi di tipo economico e finanziario, non sempre arriva in maniera puntuale, perchè i ricavi del proprio lavoro magari sono striminziti e del più delle volte condizionati da una miriade di imprevisti. Anche in tal proposito si sta cercando di creare una polizza assicurativa dedicata ai limiti del possibile alla tutela dell’agricoltore, almeno per il 65-70% della mancata produzione causata da eventi imprevisti. Tutto ciò quanto costa? Non è sufficiente dare delle facility nel consentire il pagamento in 12 rate? Tutto ciò può essere attuato dalle grandi aziende agricole, però com’è noto nel nostro Paese, in particolare nel centro sud, vi è una situazione di “polverizzazione” di piccole entità e pertanto un’azienda di 25 ettari che teoricamente dovrebbe essere gestita da una persona con il contributo di qualche aiuto di tipo stagionale, non sempre è in grado di mettere in opera un lavoro remunerativo. Per di più, quando si porta l’esempio di un agricoltore che gestisce 25 ettari di terreno, non sempre questo è un terreno pianeggiante, ma può essere al 50-60% pianneggiante e per il resto in piccola collina. Senza entrare nel merito dell’estimo catastale o dei contenuti della gestione agricola, questi elementi sono già sufficienti per capire che l’automazione non si respinge, ma anzi si deve accogliere; bisognerebbe invitare le organizzazioni preposte ad essere pronte a fornire supporto tecnologico e la consulenza necessaria affinché l’operatore possa avere risposte a breve distanza senza perdere giornate lavorative. C’è una ripresa del settore agricolo. È vero? Si tratta di una ripresa spontanea? Oppure è solo un rifugio per alcuni giovani diplomati o laureati che guardandosi intorno non trovano nulla? Poi noi della stampa diciamo con semplicità: “il giovane ama e ritorna all’agricoltura”.