Ormai da tempo sentiamo utilizzare termini che pochi conoscono ma che servono per far capire che si conosce il tema. Per portare un esempio, diversi anni fa una persona per far vedere che aveva fatto le scuole medie e le superiori si sforzava didire una frase in latino e immediatamente la relativa traduzione. I presenti si convincevano o si autoconvincevano di avere a che fare con una persona dedita allo studio. In questo periodo invece prevale la tecnologia, l’innovazione tecnologica e il digitale. Anche adesso abbiamo gente che risolve tutti i problemi per mezzo di un algoritmo, nessuno chiede spiegazioni di cos’è e come può essere utilizzato e in quale campo.
Per aggravare la conversazione si dice subito che i Big Data convogliano miliardi di informazioni che possono essere utilizzati anche dal droghiere. Non a caso la cosa non è possibile in quanto per poter comprendere un dato ed analizzarlo bisogna avere almeno un software che consente in alcuni casi specifici di entrare in questi Big Data, analizzare il dato, con la speranza che chi lo legge sia in grado di capire e quindi abbiamo descritto un’altra cosa che si chiama analytics.
Tutto questo per dire che l’Europa e il governo europeo dovrebbero tentare di rappresentare la situazione complessiva europea in maniera organica, onesta e trasparente. Invece scatta un algoritmo atipico che sono le scadenze dei mandati ai vari rappresentanti europei eletti nei paesi di origine. Ecco perchè utilizzano un algoritmo che non conoscono ma vogliono far capire di conoscerlo dandoci risposte che sembrano fortemente provocatorie.
Il Governo italiano fa comunicati stampa per dire che molti paesi europei hanno sforato per circa venti volte e non è successo nulla. L’Italia non a caso ha sforato i bilanci in questi ultimi anni e non è successo nulla. Allora cosa c’è di nuovo? È che ci sono delle elezioni prossime nel 2019, durante la primavera, e quindi danno risposte i governanti europei con un algoritmo che non conoscono bene, quindi si parla tra sordi e non c’è più sordo di colui che non vuol sentire.
A creare ulteriore confusione sono alcune testate giornalistiche, la tv, che essendo quasi tutte schierate adoperano l’algoritmo dello stesso schieramento politico. Senza offendere la politica, il dramma qual’è? Che anche loro hanno scelto un algoritmo sbagliato e che non conoscono.
I mezzi di comunicazione ormai passa la voglia di leggerli in quanto sono diventati noiosi e ridondanti come un tormento che continua a dire sempre le stesse cose pensando che l’ascoltatore o il lettore si sia perso il proprio algoritmo. Speriamo che venga fuori un terzo scienziato che crei un algortimo che possa andar bene, se non per tutto il paese, almeno per una maggioranza che sia determinante e qualificante.