La Green Economy per il rilancio del Paese

L’11 e 12 dicembre 2013 presso l’Aula Magna della Università di Roma Sapienza, si è svolta la prima Conferenza nazionale sulla Biodiversità “La Natura dell’Italia. Biodiversità e Aree protette: la green economy per il rilancio del Paese”, organizzata da Ministero dell’Ambiente con un protocollo d’intesa siglato con Federparchi, Unioncamere e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. L’incontro nazionale si è posto l’obiettivo di avviare il più grande e ricco confronto mai tenuto prima d’ora in Italia tra istituzioni, esperti e operatori, per conoscere e discutere le politiche per la valorizzazione della biodiversità, la tutela delle aree protette, l’attuazione degli indirizzi comunitari, le migliori pratiche finora sviluppate e i prossimi passi in ambito green economy. Il verde di una Green Economy in salsa italiana e che coniughi biodiversità e paesaggio, arte e produzioni tipiche, innovazione e ricerca scientifica alle attività economiche tradizionali.

Il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, ha dichiarato che la sostenibilità ambientale contribuisce a garantire quella sociale e che quella della "ristrutturazione verde" è un’impresa enorme (prevista la necessità di 65 miliardi di euro nei prossimi 15 anni) che va intrapresa senza ulteriori esitazioni per evitare che la cittadinanza paghi i costi troppo elevati. Per il ministro dell’Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni "il sodalizio tra ambiente ed economia può diventare il motore di una ripresa che sostenga l’Italia in modo equilibrato". Focalizzata sugli aspetti politici dell’argomento, la seconda giornata ha registrato la presenza, tra gli altri, del commissario europeo per l’ambiente, Janez Potocnik e di diversi ministri. Numerose le defezioni dell’ultimo minuto tra le quali spicca quella dell’on. Nunzia De Girolamo, titolare del Ministero dell’Agricoltura.

Ma alla conferenza sono arrivati anche i messaggi di solidarietà del capo dello Stato che scrive: “La difesa dell’ambiente e della biodiversità, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la valorizzazione del paesaggio e del territorio, rappresentano una sfida a cui vanno date risposte urgenti nel nostro paese, colpito anche di recente da eventi calamitosi riconducibili a errori e carenze nella gestione di un territorio fragile e prezioso” e del presidente del Consiglio, che ha collegato questa scommessa a un rilancio dell’occupazione.

Purtroppo, a giudicare dall’accoglienza che ha ricevuto (un corteo di centinaia di studenti ha espresso il suo scetticismo nei confronti del governo con petardi e fumogeni lanciati davanti al rettorato), la proposta del governo per essere veramente credibile dovrà essere supportata da impegni meno discontinui di quelli finora registrati sul fronte dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili, dell’edilizia di qualità mirata alla ristrutturazione dell’esistente e soprattutto una revisione critica della scelta di procedere sulle grandi opere come la TAV.

Contrariamente a quanto generalmente sostenuto, ossia che il verde costituisce un bene dal valore economico non valutabile, nel corso della conferenza sono emersi numeri precisi, che restituiscono una dimensione più che interessante di un settore in cui l’agricoltura svolge in effetti un ruolo, se non centrale, assolutamente sostanziale. La bellezza, la cultura, le risorse naturali dei nostri territori sono asset da cui l’Italia può ripartire. L’obiettivo è quello puntare al rilancio dell’economia italiana ripartendo dall’immenso capitale naturale che caratterizza il nostro Paese, dalle aree protette all’agricoltura, ai prodotti tipici, all’artigianato di qualità. L’Ambiente-Italia rappresenta una grande e nuova risorsa per l`economia, tanto che solo i benefici prodotti dagli ecosistemi marini nel nostro Paese valgono 9 miliardi l`anno, più di due IMU. È questo il messaggio che il ministero dell`Ambiente ha lanciato durante la Conferenza nazionale.

Acqua e aria pulite, cibo sano e di elevata qualità, varietà alimentare, pesce in abbondanza, impollinazione naturale, prevenzione delle frane alluvionali, barriere naturali antierosione, mitigazione del clima, farmaci fondamentali per curare gravi malattie: questo e molto altro è garantito da un alto livello di biodiversità, ossia dalla ricchezza nel numero di specie animali e vegetali ospitate da un territorio. E l`Italia ha un patrimonio da invidiare: prima in Europa per diversità della vita, si trova al centro del Mediterraneo, inserita tra i 10 “hotspot” mondiali per la biodiversità.

La ricchezza prodotta dai parchi nazionali nel 2011 ammonta a 34,6 miliardi di euro, ovvero il 3,2% di quella nazionale. In queste aree tra il 2001 e il 2011 si è registrato un aumento del 12,7% degli insediamenti produttivi a fronte dell’1,9% della media nazionale e del 6,7% delle aree simili ai parchi dal punto di vista socioeconomico: una velocità di crescita doppi. Le imprese attive nelle aree protette nazionali e regionali sono oltre 756mila (dati Unioncamere), con posti di lavoro pari a circa 82mila unità tra il 2011 e il 2012. In questa prospettiva – secondo i dati presentati alla conferenza – il sistema delle aree protette offre possibilità interessanti sia per il turismo (101 milioni di presenze, con un trend in crescita) che per la capacità di far nascere imprese. Nei parchi nazionali le imprese crescono a velocità doppia rispetto alle aree limitrofe, occupando in media il 10% in più di donne e giovani e mostrando una maggiore propensione sociale e cooperativa. Nel solo settore agricolo, il 38% delle aziende che risiedono in aree protette (circa 5.000) ha ridotto l’impiego di energia e/o acqua per unità di prodotto negli ultimi tre anni; 1.100 imprese (8%) hanno utilizzato nello stesso periodo energia da fonti rinnovabili e 1.800 aziende (14%) investiranno in tecnologie ambientali nel prossimo triennio.

I parchi rappresentano per lo Stato una partita attiva, stimata da Unioncamere in 1,7 miliardi di euro, ossia 25 volte i costi sostenuti per mantenerli. I parchi nazionali e regionali (24 nazionali, 134 regionali e 30 aree marine protette) coprono circa l’11% del territorio italiano; percentuale che sale al 22% se si aggiungono al computo i 2500 siti di interesse comunitario di Natura 2000. Nel complesso queste aree ospitano il più alto tassi di biodiversità in Europa.

A livello globale i cosiddetti ‘servizi ecosistemici’ sono stati valutati circa 180mila miliardi di dollari annui e a livello nazionale i benefici prodotti dai soli ecosistemi marini valgono nove miliardi; più o meno il valore di due IMU.

E’ stato poi introdotto anche il Progetto SPEME (Smart Parks for Environmental Monitoring and Emergency Management) centrato sulle Aree Protette e destinato a diventare uno dei progetti Paese strategici nel prossimo quadro di programmazione europea. Si tratta di un progetto di particolare rilevanza tecnologica e scientifica elaborato dalla grande industria e da gran parte del sistema della ricerca che avrà come impatto l’intero sistema pubblico e privato del Paese. Partendo infatti dalle Aree protette verrà realizzata una straordinaria piattaforma di monitoraggio ambientale diffusa su tutto il territorio nazionale, finalizzata al miglioramento delle conoscenze e al monitoraggio delle emergenze legate ai cambiamenti globali con particolare riferimento ai cambiamenti climatici. Il progetto è stato coordinato ed elaborato da Telecom Italia e da alcune componenti del sistema nazionale della ricerca (CNR e Sapienza, Università di Roma) con il coinvolgimento diretto ed indiretto di gran parte delle Università Italiane, di molteplici Istituti e Centri di Ricerca europei ed è rivolto in particolare al tessuto imprenditoriale delle piccole e medie imprese. Con il progetto SPEME di fatto si è realizzata la più avanzata integrazione tra innovazione e tecnologia a scala di grande industria e di piccola e media impresa, energia e conservazione della biodiversità.

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