La campagna elettorale che stiamo subendo in questi giorni non mette in luce nulla di nuovo. Si ritorna sempre a parlare di qualche colpevole, di qualche programma fantasioso, ma il cittadino in un momento così difficile e di grossa crisi si aspetta dei discorsi seri che facciano capire che l’industria 4.0 avanza, un po’ questo avviene solo perché gli imprenditori non vogliono rimanere indietro, quindi uno dei motivi riguarda la competizione e la necessità di non farsi sopraffarre dalla concorrenza a livello internazionale.
C’è chi millanta una ripresa, ma il periodo storico è quello in cui sparisce sempre di più la classe media, si allarga la forbice e il ceto medio è sempre meno rappresentativo e sono sempre di più le famiglie in povertà assoluta. Proseguono le difficoltà occupazionali, la povertà al Sud è sempre maggiore; dovremmo ricordare ai nostri politici che c’è un blocco totale della mobilità sociale. Si percepisce, da anni ormai, una disaffezzione alla politica, gli italiani non hanno più fiducia nei partiti politici, i giovani soprattutto che non credono più all’attuale classe dirigente e nelle istituzioni, sono stanchi perchè nessuno li ascolta. Si sa poi che in un contesto di sfiducia nella politica e di perdita dei riferimenti, è molto facile far emergere le proprie frustrazioni, lasciarsi andare alle componenti istintive ed emotive, meno razionali, e lasciarsi rincuorare da populismi e demagogie.
Il vero dramma è che abbiamo degli uomini che non hanno un trascorso storico di tipo gestionale che sia adeguato ai problemi attuali. Sono delle figure professionali che, in alcuni casi, sono venute alla luce per questo o per qual caso, che hanno consentito nei tempi presenti o passati di creare un personaggio per mera comodità.
Sarebbe stato più interessante avere giovani preparati, nuovi, con facce pulite e che sbandierassero a tutti “noi siamo il nuovo”, delle persone in grado di adottare un linguaggio e dei contenuti diversi: “non abbiamo scheletri negli armadi ed ecco cosa vi proponiamo”.
È un peccato perché in un momento di grossa crisi abbiamo necessità di sentire delle verità prima delle elezioni e non dopo, per poi sentirci dire come al solito: “abbiamo trovato un mare di debiti”. Non c’è bisogno, il debito del nostro paese è noto in tutto il mondo e modestamente ce la battiamo tra il primo e il secondo posto a livello mondiale.