Già sei mesi fa, nel corso del Mobile World Congress di Barcellona, Mike Lazaridis, ceo di RIM aveva dichiarato che le reti rischiano il collasso se i produttori di smartphone non riescono a sviluppare apparecchi che utilizzano meno banda larga (vedi nostro editoriale sul n. 5 del 19 febbraio scorso).
Ora l’allarme viene dal presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, che in occasione della Relazione annuale al Parlamento ha dichiarato che la rete banda larga in mobilità italiana "rischia il collasso", e ha necessità di nuove risorse di spettro (ovvero frequenze), a cui dovrebbe provvedere il governo rendendo disponibili circa 300 Mhz da mettere all’asta per la banda larga. Risorse di rete ottenute (come è già avvenuto in Germania e negli Usa) dalla liberazione di frequenze per effetto del passaggio al digitale terrestre.
Gli smartphone si stanno diffondendo a velocità esponenziale ed aumentano gli utenti che si collegano in mobilità con il loro computer portatile, mediante le sempre più diffuse internet key; come evidenzia un recente studio del Politecnico di Milano, gli utenti in mobilità erano 10 milioni a fine 2009 e dovrebbero essere 12 milioni questa estate, ponendo l’Italia al secondo posto in Europa per diffusione della banda larga mobile. Un numero elevato di soggetti che operano spesso per ragioni ludiche e non di informazione / lavoro: mentre queste ultime comportano trasferimento in prevalenza di testi, le applicazioni di carattere ricreativo consistono nella maggior parte dei casi in video e immagini, generando elevati volumi di traffico sulla rete.
La banda larga mobile è ormai sovraccarica: la prima conseguenza che subiscono gli utenti è una progressiva e massiccia riduzione della velocità di navigazione, ora di 1-2 Megabit al secondo (Mbps), largamente al di sotto dei valori promessi delle aziende di telefonia mobile nelle loro offerte, tutte superiori ai 10 Mbspt.
Bernabé (Telecom Italia) ha invece rassicurato gli utenti: "In Italia non c’è alcun rischio", in quanto "Noi e altri operatori stiamo facendo grandi investimenti per la connessione in fibra ottica delle stazioni radiomobili per aumentare la potenza e la capacità della rete".
Una misura necessaria, ma non sufficiente, perché la crescita della domanda di connessione non può trovare soluzione solo in incrementi della banda, che non può essere infinita. Serve, da un lato, sviluppare il wimax, come modalità alternativa di connessione alla Rete; e serve anche attivare un sistema di controlli che limiti un uso eccessivo della banda, perché ogni risorsa che non è infinita deve essere regolamentata, per il beneficio di tutti gli utenti.
Anche se ciò significa perdere la net neutrality, appare corretto che i provider possano rallentare le operazioni più “pesanti” (quali il download peer to peer di un film) per evitare che chi vuole semplicemente consultare la sua mailbox o le ultime notizie debba subire tempi di attesa insostenibili. Vodafone, la prima a mettere in azione sistemi di controllo in tal senso può già vantare buoni risultati: la velocità media delle internet key sulla sua rete è di 2 Megabit effettivi, contro l’1,1 in media (test di Sos tariffe) di tutti gli operatori.
Progresso tecnologico, investimenti ed un nuovo modo di guardare alla Rete sono pertanto le strategie che possono orientare uno sviluppo equilibrato della banda larga mobile.