Anche io sono caduto nella questione del Congresso delle Famiglie, che, per fortuna, si è concluso. Ho scoperto una forte intolleranza, in quanto le persone non hanno la forza e la capacità di riflettere e ragionare. Ogni persona, purtroppo, apre le orecchie al fine di sentire ciò che più o meno è condivisibile, considerando il resto di poco conto. E’ possibile questo per un Congresso che, tra le altre cose, nasce negli Stati Uniti d’America e che, ormai, viene celebrato da tanti anni senza che, il più delle volte, le persone se ne siano accorte?
Quest’anno abbiamo avuto non pochi problemi in questo Paese, a partire dalla politica, dal governo, dall’occupazione dei giovani, alla sicurezza del territorio, all’impatto ambientale, alle nuove professioni e, infine, anche le elezioni europee.
Abbiamo sempre citato i Paesi del Nord Europa quale esempio di progresso. In questo momento il PD svedese è un partito anti-migranti e sovranista (termini che dicono tutto e niente). In Danimarca, altro caos: si riesce a fare, forse, un governo.
Luigi Castagnetti, ex-segretario del partito popolare, è intervenuto al family day dicendo: “Chiedo rispetto per la libertà di pensiero”. Altri, nientemeno, hanno sostenuto che la vita è un diritto (bisognerebbe proporre un Nobel anche senza motivazione) e che, normalmente, un bambino dalla nascita sente due parole: mamma o papà. Mi propongo per il Nobel e le motivazioni sono degli interrogativi: perché dalla nascita chiamiamo “mamma”, o perché chiamiamo “papà” o perché chiamiamo “nonna”? Forse sarebbe meglio chiamarli con numeri arabi o romani. Sarebbe una novità e, probabilmente, riusciremmo a superare le diatribe, dando la facoltà a chiunque di cambiare i numeri a piacimento. E poi, perché andare presso l’ufficio dell’Anagrafe a dichiarare la nascita di un bambino fornendo nome, cognome e, nientemeno, il giorno di nascita e anche chi lo ha partorito? E’ una vera rivoluzione a cui il Paese non si vuole adeguare e queste sono le novità per cui dobbiamo lottare per cambiare il mondo, o forse c’è bisogno di una visita da uno specialista per evitare le tante cose dette a sproposito in queste occasioni.
L’argomento tecnologico riguarda il 5G, che, anche con il GDPR, investe aspetti che fanno riferimento alla protezione dei dati personali. Anche qui, chiacchiere e fantasie, dalle spie tecnologiche allo scherzo quotidiano. Forse è vero che la tecnologia di quinta generazione offrirà innumerevoli vantaggi e nuovi servizi in una pluralità di settori, ma che le minacce cibernetiche sono destinate a crescere. L’innovazione si deve dominare e cavalcare, altrimenti si rischia di regredire all’età delle caverne.
Entro la fine di giugno del 2019, secondo le raccomandazioni della Commissione Europea, ogni Stato Membro dovrebbe completare la valutazione nazionale dei rischi delle infrastrutture di rete 5G. Inoltre, gli Stati membri dovrebbero scambiare informazioni tra di loro e, con il sostegno della Commissione e dell’Agenzia europea per la cyber-sicurezza (ENISA – European Network and Information Security Agency), completare la valutazione dei rischi coordinata entro il 1 Ottobre 2019.
Nel settore delle TLC, gli Stati Membri devono garantire l’integrità e la sicurezza delle reti pubbliche di comunicazione, imponendo obblighi volti ad assicurare che gli operatori adottino misure e tecniche e organizzative per gestire adeguatamente i rischi per la sicurezza delle reti e dei servizi. Come già detto, secondo l’Europa, gli Stati Membri dovrebbero completare la valutazione dei rischi entro il 30 giugno prossimo. Nello stesso tempo, la Commissione attiverà il coordinamento nell’ambito del gruppo di cooperazione istituito a norma della direttiva NIS.