Sembrano tre parole semplici, ma volendole esaminare fino in fondo ne uscirebbero tre trattati molto voluminosi.
L’innovazione è una parola magica che pochi conoscono, è ormai datata ma nonostante ciò risulta poco praticata. L’innovazione merita una vision adeguata, legata alla crescita del territorio, del nostro Paese e delle sue aziende: cosa fare?
In primis dobbiamo cercare di indirizzare opportunità di innovazione per le imprese del territorio ed in particolare per le PMI, senza trascurare la PA, centrale e periferica; occorre cercare di promuovere e valorizzare tutti i dati e le risorse fruttuose provenienti dalla ricerca, andando a favorire lo sviluppo dell’economia nazionale. Le imprese del territorio vanno supportate nei processi di innovazione ma anche in quelli di internazionalizzazione in appositi network nazionali ed europei.
Per quanto riguarda gli aspetti finanziari si può far riferimento a progetti strategici orientati dalle linee guida della comunità europea, con i seguenti intenti principali: partecipare a progetti e programmi europei, nazionali e locali, che sfruttino un collegamento virtuoso fra loro, con l’istituto del cofinanziamento e che vadano a rafforzare quindi l’impatto dell’innovazione e del trasferimento delle attività innovative e tecnologiche. Serve seguire, perciò, le attività della comunità per il settore innovazione secondo i bandi europei; interagire con imprese ed università europee. Occorre, dunque, sostenere l’innovazione attraverso processi di internazionalizzazione all’interno di importanti iniziative a livello continentale.
Innovazione, smart cities ed internazionalizzazione sono tre keywords che coinvolgono i settori più svariati, a partire dalle amministrazioni centrali e sperando sempre in una riforma adeguata, in particolare per snodi critici come: cultura e turismo; scuola; servizi socio sanitari; legalità e sicurezza; trasformazione urbana e trasporti. Per fare ciò servono idee e proposte concrete. Questo chiede l’Europa.
Un’idea interessante a proposito di innovazione e internazionalizzazione? Nel 2016 sarà operativo il brevetto unitario. La creazione di un brevetto europeo avente effetto unitario per gli stati membri dell’UE era attesa da nientemeno che 40 anni. Questa innovazione si basa su due punti fondamentali: il brevetto unitario stesso ed il tribunale unificato dei brevetti, una Corte dedicata che tratterà dei casi riguardanti i brevetti comunitari. Il nuovo titolo brevettuale creerà una vera e propria protezione brevettuale sovrannazionale per le invenzioni in tutti gli stati membri dell’UE, trattandoli come facenti parte di un unico territorio, sempre che politici e cittadini europei credano nell’Europa. Detta iniziativa entrerà in vigore quando almeno 13 stati membri avranno ratificato l’accordo di cui sopra che istituisce il tribunale unificato dei brevetti; è bene ricordare che Francia, Regno Unito e Germania sono i Paesi con il maggior numero di brevetti europei. Manca di sottolineare che con il modello attuale, dal momento della richiesta di brevetto alla sua conclusione, in molti casi, passano “solo” 7 anni e probabilmente il brevetto richiesto alle autorità diventa obsoleto oppure superato dall’innovazione.
Le città intelligenti dovranno mostrare di essere smart a condizione che si presentino progetti credibili e fattibili.
Non vogliamo più linee guida e norme che normalmente sono bellissime, ma che, come dimostra l’esperienza, vengono raramente attuate.