Happy Ageing, l’alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, intervista al direttore Marco Magheri

Il tema della longevità è uno dei trending topic del momento, nonchè una delle principali missioni etiche ed istituzionali del contemporaneo. Ne parla l’Europa, ne parlano i governi, ne parla il Time, se ne è parlato molto anche all’ultimo World Economic Forum. Certamente sui temi della longevità e dell’invecchiamento si impegna Happy Ageing, un’organizzazione che ha messo a sistema un’alleanza per l’invecchiamento in salute e che vuole tutelare e valorizzare tutte le virtù della terza età per renderla più fruttuosa possibile per il singolo e per la collettività. A proposito di questo progetto abbiamo incontrato il Direttore di Happy Ageing, Marco Magheri, e gli abbiamo proposto una breve intervista che vi proponiamo qui di seguito.

1. Quando e, soprattutto, come nasce Happy Ageing?

L’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, HappyAgeing, nasce nel 2014 con l’obiettivo ambizioso di mettere a sistema le organizzazioni e le strutture che in Italia si preoccupano della solidarietà tra le generazioni e delle sfide ad essa connessa: società scientifiche, organizzazioni sociali, istituzioni. HappyAgeing lavora per centrare uno degli obiettivi più sfidanti posti dall’Unione Europea per il 2020: allungare di due anni la vita in salute delle persone. Questo vuol dire lavorare a 360 gradi per un Paese che sia non solo più longevo, ma nel suo complesso, più sano.

Del nucleo fondativo di HappyAgeing fanno parte la Società Italiana di Igiene, la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa, i sindacati FNP CISL, SPI CGIL e UIL Pensionati, la Federazione Anziani e Pensionati ACLI e Federsanità ANCI.

2. Quali sono le iniziative e gli impegni cui si fa carico questo progetto? Quali sono gli ambiti e le modalità operative seguite da Happy Ageing?

Sono cinque i pilastri condivisi a livello internazionale per un invecchiamento felice: alimentazione, stili di vita, consumo corretto di farmaci, campagne di screening e immunizzazioni. Come primo progetto ci siamo concentrati proprio sulle vaccinazioni, un vero imperativo civile e sanitario per invertire il trend della diminuzione della copertura preventiva contro malattie e complicanze evitabili. Un obiettivo di medio periodo e con risultati misurabili. Tra le varie azioni messe in campo, anche una campagna di comunicazione che ha raggiunto oltre 10 milioni di cittadini over 65.

3. Che correlazione c’è tra innovazione, comunicazione, tecnologia e l’invecchiamento attivo? Potrebbe suggerirci qualche modello applicativo che si serve di queste componenti?

Abbiamo degli anziani una immagine stereotipata e che non risponde alla reale condizione degli ultrassessantacinquenni italiani. Sebbene il divario digitale sia ancora una frattura profonda tra le diverse aree del Paese, dall’utilizzo delle tecnologie può arrivare un importante sostegno all’invecchiamento in salute. A cominciare – ed è uno degli obiettivi dell’Unione Europea e dell’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo – dalle attività di screening, per poi proseguire con la domotica e con le modalità di comunicazione tra gli anziani e tra i componenti di una comunità. Un anziano interconnesso è una persona meno fragile di un coetaneo isolato. Questo, naturalmente, a patto che gli strumenti siano funzionali allo sviluppo di sane relazioni e non fini a sé stessi.

4. In termini di Healthy Ageing come risponde il sistema italiano oggi?

Verrebbe da dire che questo, pur essendo uno dei Paesi più longevi al mondo, non è un Paese per vecchi. Le istituzioni, nazionali e regionali, non hanno ancora colto la portata epocale del mutamento demografico e le sue implicazioni. Non esiste ancora una compiuta visione italiana al tema. E questo si traduce in qualità della vita scadente, solitudine e costi sociali esorbitanti. Eppure, basterebbe fare davvero poco per incidere già in maniera sostanziale sul tema della terza età. Pensiamo ancora alle vaccinazioni. Quella antipneumococcica, si fa una volta nella vita e mette un over 65 al riparo dalle polmoniti batteriche che causano circa 8000 morti l’anno e dei costi sociali di oltre 500 milioni di euro.

5. Quali sono i prossimi traguardi dell’Alleanza?

Il carattere innovativo di HappyAgeing è stato riconosciuto a livello internazionale, tant’è che l’International Federation on Ageing, osservatore permanente presso le Nazioni Unite, dallo scorso anno ci ha cooptata come membro italiano e sta cercando di replicarne il modello in altri Paesi con caratteristiche demografiche simili all’Italia, come Giappone e Corea del Sud. Mettere insieme componente scientifica, mondo associativo e sindacale e le istituzioni è alla base del successo dell’esperienza italiana. Oltre a esportare la via italiana all’invecchiamento in salute, stiamo per far partire due progetti innovativi, uno sull’alimentazione, uno sul movimento.

6. La sanità nel nostro Paese, talvolta, non va di pari passo con la trasparenza, come può tutelarsi il sistema sanitario italiano nella lotta contro la corruzione?

Iniziando a considerare i temi dell’etica, della reputazione e della comunicazione come elementi trasversali a tutte le attività, i processi e gli investimenti delle aziende sanitarie ma, aggiungerei, di tutta la pubblica amministrazione. Un errore di comunicazione può creare danni economici o addirittura danni concreti alle persone. Basti pensare ai disastri provocati due anni fa dall’Aifa col messaggio sul presunto nesso tra vaccini antinfluenzali e decessi che ha portato al crollo delle vaccinazioni e all’aumento per decessi da complicanze legate all’influenza. Oppure, agli investimenti ingenti in innovazione tecnologica e a nuovi servizi ai cittadini che, se non comunicati efficacemente, rischiano di rimanere misconosciuti e sottoutilizzati, col paradosso di dover tenere aperta una struttura pubblica e dover pagare le prestazione erogate dal privato accreditato sullo stesso territorio. C’è un grosso lavoro da fare in termini di riconquista della fiducia da parte dei cittadini. Ma in questo, anche i cittadini devono fare la propria parte. Corruzione non è sono pagamento di una tangente. Si corrompe il Servizio Sanitario Nazionale – che considero una conquista straordinaria della nostra collettività – anche chiedendo di saltare una lista di attesa, concordando di pagare una prestazione sanitaria in nero, nominando un professionista per appartenenza e non per merito. Vigilare e pretendere un sistema trasparente, non come adempimento ma come valore, è un atto di responsabilità da parte di tutti.

7. Infine, le chiedo: secondo Marco Magheri, quali sono i 3 punti cruciali per promuovere la salute oggi?

Prevenzione, integrità e consapevolezza. Vale per le persone e per le organizzazioni, che sia una famiglia, un’azienda o un Paese: avere una visione e delle direttrici che nel caso della salute del singolo significa stili di vita e riconoscere la propria salute come un bene per la comunità;  integrità, ossia utilizzare responsabilmente le risorse per la propria salute e difendere il valore universalistico del servizio sanitario nazionale; consapevolezza che dietro ogni atto medico, dietro ogni prestazione c’è un lavoro organizzativo e di orientamento continuo all’innovazione che ha ricadute per l’intera collettività.

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