Nonostante l’ultima manovra, lo spread Btp-Bund ha sforato quota 400 e l’Europa invita ad anticipare il pareggio di bilancio.
Anziché agire sulla gigantesca spesa pubblica, osserviamo due nuove iniziative di grande pericolosità: la prima è di consentire una maggiore presenza di investimenti della Cina nel nostro Paese, rischiando sia di perdere sovranità economica sia di danneggiare le imprese nazionali, perché è ovvio che i “possibili investimenti industriali” evocati da Pechino avranno come contropartita un atteggiamento più morbido verso l’invasione commerciale del nostro mercato. La seconda è la dismissione di importanti quote del patrimonio immobiliare dello Stato e di aziende partecipate al fine di ridurre di 400-500 miliardi di euro lo stock del debito, che ha raggiunto i 1.900 miliardi di euro.
Una nuova ondata di privatizzazioni che impoverisce l’Italia, e consente alla politica di sfuggire ancora una volta alla razionalizzazione della spesa, e al rispetto delle risorse ricevute dai cittadini per amministrare il Paese.
Potremo permetterci, ancora per qualche anno, un netturbino ogni 259 abitanti a Palermo, lo stipendio dei presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano (320mila euro annui) superiore a quanto riceve il presidente Obama; oppure i costi di mantenimento di sontuose sedi di rappresentanza delle Regioni, sia a Roma sia nelle maggiori capitali estere, o le 7.000 società partecipate dagli enti locali, con i loro 24mila consiglieri di amministrazione, al costo di 2,5 miliardi di euro anni (dati Uil).
Le nostre PMI, schiacciate dalle imposte, dalla burocrazia, dalla concorrenza cinese, scompariranno.