I mass media per oltre un mese sono stati impegnati alle vicende interne del Partito Democratico. Durante il percorso sono state riportate sui quotidiani nazionali previsioni per risultati che poi si sono rivelati completamente errati. I candidati alla segreteria erano quattro, non ha vinto il governatore della regione Emilia Romagna. Ha vinto una signora con un cognome particolare in quanto il genitore è svizzero. L’eletta si è iscritta al PD solo qualche mese fa. Adesso speriamo che i mezzi di comunicazione parlino del nostro governo delle nostre regioni e dei nostri comuni.
Il ruolo dei mass media non è quello degli anni 80 e 90. L’avvento di Internet ha scavalcato tutti i maggiori quotidiani che vendono pochissime copie e non hanno più un compito sereno di informazione e comunicazione, ma purtroppo giocano solo sul campo politico, schierandosi quasi apertamente con questo con quel partito, alla faccia della Indipendenza e della informazione. Non c’è Talk Show serale in cui non ci angosciano parlando dei vecchi tromboni che non hanno nulla da dire, se non fare marketing per il proprio partito o nella veste di militante o di simpatizzante.
Il mondo politico è molto lento. La grande sorpresa è per il governo uscente che mostra il fianco quotidianamente per le cose da fare che sono tante, e quindi si pongono nelle condizioni di far capire che hanno fatto molto poco i partiti che hanno governato nei precedenti 10/12 anni. Manca la strategia politica, all’esterno si ha la netta sensazione di uno sbando che crea problemi sul piano della sicurezza e della psicologia che è fragile e non pensa ad un concetto di Rinnovamento nell’era digitale.
Si spera molto di poter arrivare ad un vero bipolarismo, come in UK: laburisti e conservatori. Nel nostro paese è ancora più difficile, in quanto i singoli politici si comportano come il canguro, e saltano da un partito ad un altro con molta facilità, indossando facilmente un etichetta diversa, definendosi innovatori e progressisti. Questi sono due termini abusati che probabilmente suonano bene alle orecchie dei politici, che li usano senza capire il significato e la necessaria responsabilità che è modesta nel comunicare: questo vuol dire poco rispetto per il lettore e l’ascoltatore, e soprattutto per le (poche) persone che credono ancora alla politica.