Liberalizzazioni: si’, ma quali?

La classifica della libertà economica stilata da Heritage Foundation-Wsj, pubblicata il 12 gennaio scorso, pone l’Italia in 92esima posizione: ben cinque in meno rispetto ad un anno fa, in calo per il terzo anno consecutivo, più vicina alla Grecia, ultima tra le 119 nazioni prese in esame, e che ci precede, lei sola, nella graduatoria europea.I principali fattori di criticità nel nostro Paese sono la corruzione percepita, che trova conferma nelle cronache giudiziarie e in una burocrazia pervasiva che intralcia ogni azione ed iniziativa del singolo, e la conclamata incapacità di mantenere sotto controllo il bilancio pubblico. Questi sono i principali elementi che ci differenziano dai Paesi in cima alla classifica: Hong Kong, Singapore ed Australia, a cui si associano incertezza del diritto, causa la insostenibile durata dei processi, l’eccessiva pressione fiscale e la sovrabbondanza di adempimenti necessari ad avviare o condurre qualsiasi attività produttiva. Sono scarse le aspettative di un miglioramento: l’azione del Governo Monti, riguardo le liberalizzazioni presenta l’essenziale criticità di essere riferita solo ad alcune categorie, meno importanti sul bilancio delle famiglie (vedi dati della CGIA di Mestre) e di non applicarsi con profitto all’intera realtà economica. Le misure che sono in questi giorni al vaglio dell’Esecutivo sono sbilanciate sul rapporto tra privati, e non incidono sul rapporto tra cittadini e Stato. Esattamente come la manovra Salva – Italia, centrata su tassazione e previdenza, ma senza affrontare concretamente alcuna voce della spesa pubblica riferita alla politica, alla PA, agli enti locali e alle aziende pubbliche partecipate. Il costo del risanamento dei conti è interamente pagato dai cittadini, mentre ancora si attende una doverosa riduzione dei compensi dei parlamentari e un robusto taglio ai cosiddetti "costi della politica", ormai visti dalla popolazione come una palese ingiustizia.Le liberalizzazioni non sono una redistribuzione di business, e quindi di reddito, su una più ampia fascia di soggetti abilitati, siano essi farmacisti, notai, taxisti o avvocati. La libertà economica si persegue, essenzialmente, riducendo i costi di avviamento e gestione che lo Stato impone ai suoi cittadini, in modo diretto (tasse e tributi) e indiretto (adempimenti e autorizzazioni). Ad esempio, perché non ridurre i costi e gli adempimenti per la creazione di una srl? In Italia ammontano a circa 3.000 euro, con l’obbligo di un capitale sociale di almeno 10.000 euro: cifre fuori dalla portata di giovani creativi, gli stessi che in Usa iniziano la loro attività a costo zero, in una cantina o nella loro stanza universitaria, e dopo pochi anni sono famosi nel mondo come Yahoo o Facebook. In Gran Bretagna il costo di una "Ltd" (Limited) va da 25 a 250 sterline. Negli Usa, creare una "LLC" (Limited Liability Company), costa dai 50 ai 500 dollari, in base allo Stato di residenza. Inoltre gli adempimenti assorbono tre mesi di tempo in Italia, mentre altrove è tutto più rapido, in molti casi è possibile anche registrare la società via Internet.Condividiamo, pertanto, l’iniziativa "Srl alla portata di tutti", una petizione on line lanciata dallo statunitense David Welton, un 36enne che oggi vive in Italia e propone, per liberare le capacità innovative del nostro Paese, di limitare ad alcune centinaia di euro i costi per la costituzione di una srl ridurre, la burocrazia necessaria eliminando il ruolo del notaio e svolgendo l’intera pratica via web, cancellando la necessità del capitale sociale. Condividiamo le sue osservazioni in merito: "Abbassare le barriere di accesso all’attività imprenditoriale non significa in alcun modo eliminare o rilassare i controlli né tanto meno promuovere attività non produttive. Poter aprire facilmente una Srl significa permettere ai giovani di verificare in modo veloce ed efficiente la bontà dell’idea imprenditoriale. Sarà poi il mercato a decidere se questa meriti di svilupparsi, supportata da una realtà aziendale capace di maturare. Analogamente, la possibilità di controllare la legalità della condotta societaria non è intaccata dalla semplificazione delle procedure per la creazione di una Srl."

Francesco Chiappetta
Il prof. Francesco Chiappetta, manager d'azienda, è stato docente universitario di vari atenei. Ha profonda esperienza comprovata da incarichi importanti in azienda leader nel settore delle telecomunicazioni. La sua esperienza diversificata ha l’obiettivo di fornire consulenza direzionale, innovativa e approfondita. E' iscritto all'albo dei giornalisti dal 2005, successivamente nel 2007 pone un’iniziativa editoriale, per la società Si -ies, fondando Sentieri Digitali E-magazine di creatività e tecnologia per la comunicazione d’impresa. L’obiettivo di Sentieri Digitali è dedicato alla Comunicazione d’impresa in senso lato: ovvero dalle grandi imprese alle pmi e gli artigiani, dai professionisti alle PA, dal Marketing agli obblighi d’informazione per le società quotate. L’intero contesto dell’e-magazine è incentrato sui passi evolutivi della trasformazione digitale.

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