Il concetto di Rete di Impresa, aggregazione tra PMI per migliorare la competitività ed affrontare la globalizzazione e le sfide dei mercati esteri, costituisce un validissimo strumento per rafforzare il tessuto produttivo italiano. Esso sostituisce il concetto di “distretto”, che nel tempo aveva perso incisività nel contribuire alla crescita aziendale.
Il c.d. "contratto di rete" ha evidenziato in questi anni notevoli vantaggi per le imprese coinvolte, e le agevolazioni fiscali previste dalla Legge 112/2012 hanno contribuito al successo della innovativa formula di unione tra imprese.
Nei tre anni di applicazione della legge citata, i contratti di rete sono diventati circa mille, coinvolgendo oltre 5mila aziende; con un costo assai limitato (48 milioni di euro in totale), lo Stato ha generato benefici di varia natura. All’interno delle strutture produttive, l’appartenenza ad una rete ha consentito di aumentare la qualità, allargare la gamma di prodotti / servizi, disporre di risorse per la formazione e la ricerca. Nei confronti del mondo esterno, il contratto di rete ha determinato una maggiore credibilità ed affidabilità economica e finanziaria verso le banche, ha incrementato le possibilità di investimento, ed aumentato le possibilità di crescita in nuovi mercati. Economie di scala e scambio di know-how sono solo alcuni degli esempi concreti in cui si osserva il beneficio dell’appartenenza ad una rete.
Ora, nonostante le difficoltà di bilancio e i vincoli del deficit pubblico, ci si augura che il prossimo Dpef tenga conto delle richieste degli imprenditori e stanzi le risorse necessarie a rifinanziare una misura – la detassazione degli utili reinvestiti dalle reti d’impresa – che può contribuire fortemente al rilancio delle nostre imprese, base fondamentale per la ripresa economica.