Sono la nuova ricchezza. L’oro che se impariamo a conoscere bene, ad estrarlo e “lavorarlo” può farci ottenere grossi risultati in diversi campi ma in particolar modo in quello medico. Sono i Big Data. Quotidianamente ne sentiamo parlare, per caso o per lavoro, e sono l’oro che può darci la soluzione per affrontare diverse problematiche a partire dallo scottante tema della privacy dei pazienti a quello della sicurezza delle infrastrutture.
Tra le mani potremmo avere la risposta su come rendere sicuro ed efficiente il nostro Sistema Sanitario Nazionale; la risposta a malattie gravi come cancro e Alzheimer; sapere in anticipo quali sono gli effetti del cambiamento climatico sulla nostra salute e come l’ambiente che ci circonda sta mutando lentamente ma in modo inarrestabile. Quali nuove malattie ci saranno oppure quali torneranno a minacciarci. Non è una sentenza di morte, tantomeno disfattista. Quali strumenti matematici e geostatistici impiegare per comprendere i processi che incidono sulla qualità delle nostre vite. Come stanno cambiando gli ecosistemi e come noi ci stiamo adattando, in positivo o in negativo.
Se solo riuscissimo a capire esattamente come sfruttare le potenzialità dei Big Data, nelle discipline più svariate, si potrebbero avere responsi significativi per il nostro futuro e per quello della generazione successiva. L’utilizzo di questa enorme mole di dati può senz’altro contribuire a migliorare assistenza e cure sanitarie e predire fenomeni epidemici ma fondamentale è la volontà politica, istituzionale, degli enti di ricerca, delle università e delle aziende di collaborare. I ricercatori della Duke University- Carolina del Nord- semplicemente utilizzando un test di velocità sull’andatura di una persona sono riusciti a misurare il processo di invecchiamento, scoprendo che le persone che camminano più lentamente invecchiano più rapidamente. Analizzando anche la zona cerebrale con risonanza magnetica, questa è risultata meno attiva ed elastica rispetto invece a chi ha una andatura più sostenuta. Sono processi di rielaborazione di tanti dati ma va da sé la valenza che hanno, ed in questo caso, per prevedere il declino fisico e cognitivo.
Le aziende sanitarie, oggi, non possono lavorare senza avere quelle informazioni personali, assolutamente importanti, che derivano dai dati sanitari dei pazienti (nel rispetto sempre del Regolamento europeo), per garantire le cure, migliorarle ma anche ridurre i costi di ospedalizzazione o di tipo previdenziale. Basti pensare ai progressi avvenuti nella diagnostica per immagini: la radiomica, che consente di trasformare le immagini mediche in informazioni di tipo quantitativo permettendo un miglioramento della cura del paziente, riuscendo anche a classificare il tipo di emergenza medica di cui si tratta. Assimilare e intuire ciò che si può fare coinvolgendo grandi aziende per avere una multidisciplinarietà di competenze e know-how e raggiungere il risultato sperato.