L’Italia è negli ultimi posti in Europa nel contesto digitale. Questo dipende certamente anche dalla componente infrastrutturale. Fattore cruciale, sicuramente, la diffusione dalla rete a Banda Ultralarga (BUL), che attualmente non risponde alle esigenze di impresa, della pubblica amministrazione e non regge l’attesa delle nuove generazioni.
Rete secondaria
In questa occasione è importante soffermarsi anche sulla situazione della rete secondaria, tutto il comparto che va dalle centrali telefoniche, reparti-linea, arrivando alla chiostrina e alle colonne montate delle abitazioni. I programmi di un operatore come Telecom sono subordinati anche alle decisioni del nostro Governo che opera per mezzo della Cassa Depositi e Prestiti ed è anche presente su Open Fiber.
Il tema con differenti punti di vista, è quello che vede l’intento di separare la rete secondaria affidandola al controllo pubblico, l’hanno fatto Australia e Nuova Zelanda. In Italia fra gli operatori Tlc i 30 Mbit/sec sono assicurati in tecnologie cablate solo fibra, o fibra e rame, al 92% delle famiglie. Per velocità fino a 1Gbit/sec in tecnologia Ftth (Fiber to the home). La società di Fiber Cop, costituita da Tim, Fastweb ed il fondo americano KKR, prevede la copertura al 56% entro il 2025. Per raggiungere anche le aree, impropriamente dette, a fallimento di mercato. L’allora Governo Renzi incaricò Enel, fondatore di Open Fiber, una società oggi 50/50 con Cassa Depositi e Prestiti, e finanziò l’iniziativa della fibra ottica nelle aree bianche con tre bandi pubblici. Open Fiber, vinse tutte le gare pubbliche per 7439 comuni con l’impegno di realizzare in tre anni la copertura, ora ha richiesto una proroga di altri tre anni.
I comuni con rete fissa
Dal rapporto Infratel (MISE) del 28/02/2021, i comuni con rete fissa terminata sono 1317, solo il 18% dell’impegno a gara. Open Fiber sta inoltre cambiando la tecnologia di connessione, trasferendo circa 1300 comuni in origine previsti in Ftth su connessione wireless meno costose: invece di scavare cavidotti, basta un’antenna per coprire più comuni. A prezzo però di peggiori prestazioni e minor numero di clienti davvero servibili.
Tim ha sempre sostenuto di essere pronta e vendere quote della nuova società della rete a condivisione però di volervi mantenere il controllo proprietario ed ha sottoscritto un memorandum d’intesa con Cassa Deposito e Prestiti nell’interesse di Open Fiber.