Si parla sempre di Università ma non della materia prima che sono gli studenti. Lo studente universitario non si interessa di progetti di ricerca in quanto le nostre università tranne casi “ultra particolari” coinvolgono prima di tutto i discenti. Lo studente in via prevalente punta a fare lo studente, cercando di completare il corso accademico nei tempi canonici. I motivi sono noti a tutti: le domande che gli ex-studenti si sentono fare dopo la laurea sono: quanti anni hai? Quando ti sei laureato? Il titolo della tesi? Se vi sono dei ritardi ci si chiede il perchè. L’Università è colpita come altri apparati pubblici tutte entità piene loro malgrado di burocrazia. Tutti parlano di cambiare, ma nulla accade.
È importante dire “anche io lo avevo detto” e come i politici è un indice di interessamento all’argomento (tipo raccomandazione inutile). Molte università o facoltà occupano nella scala valoriale buone posizioni o almeno sulla carta, ma quanti di questi giovani bravi trovano una giusta occupazione? In Italia l’occupazione cresce anche perchè le persone si licenziano per poi essere riconoscenti con dei bonus. Pensare a dare un bonus all’esistente è oneroso ed anche poco percorribile. Ulteriore tema caldo riguarda la validità del titolo di studio. Molti parlano che i tempi sono maturi, senza spiegare perchè erano acerbi. In questo modo avrebbero risalto i problemi di alcuni politici perchè verrebbe meno uno dei due requisiti, il primo riguarda l’esperienza lavorativa ed il secondo il titolo di studio.
Uno dei motivi dell’abolizione del titolo di studio è il riconoscimento del merito. La mia esperienza lavorativa in una azienda di 120000 persone con soli 500 dirigenti, la cui maggioranza erano diplomati in ragioneria con collaboratori quasi tutti laureati in più discipline mi fa pensare. Non riesco a capire la vera finalità se non quella che emerge sui giornali. Il riconoscimento legale a questo punto diventa superfluo in quanto si punta all’azzeramento del riconoscimento del titolo medesimo. Penso ai giovani che viaggiano con il “profitto di eccellenza”, cosa ne pensano? Ed è interessante capire come la pensano anche quelli che questa eccellenza non ce l’hanno?