Il nostro Paese dinanzi ai bisogni delle persone è sempre stato generoso e disponibile. È molto bello notare come l’Italia mostri vicinanza alle famiglie ucraine, sia dal punto di vista umano che della partecipazione concreta. La mobilità per i ragazzi, le signore e i bambini è infatti molto marcata e disponibile.
È triste però sentire nelle interviste radiotelevisive che molti sono fuggiti da casa senza portare con sé indumenti o beni e oggetti di prima necessità. Ritengo che occorra stare molto attenti a vivere questi momenti così difficili e delicati non facendo commenti fuori posto, in quanto stiamo parlando di persone disperate che scappano per vivere in un regime democratico.
Inoltre, è molto antipatico vedere alcuni partiti che si attaccano tra di loro per evidenziare, secondo i propri tornaconti e sulle proprie basi ideologiche, il comportamento sleale dell’altro che in politica rimane sempre un nemico. Molti di questi politici non hanno ancora capito sul piano della comunicazione che questo atteggiamento di critica serrata è, più che una perenne campagna elettorale, un vero e proprio sciacallaggio.
Un altro punto da considerare è la manifestazione di solidarietà che, in quanto tale, non dovrebbe avere bandiere, bensì una partecipazione unanime umile e senza urla. Solo così si crea rumore molto forte e positivo, come messaggio diretto all’invasore. Urlare significa perdere di vista il senso dell’umanità. Bisogna protestare solo affinché la guerra finisca, per cessare il costante aumento dei morti.
Il ruolo di ognuno di noi è di cercare, nel proprio piccolo, di perseguire e promuovere le azioni di pace. Se l’invito di Erdogan venisse accettato dagli ucraini e dai russi sarebbe positivo in quanto punto di partenza nel processo di pace. Tutti coloro che sono pronti a spendere parole di pace, sono i benvenuti, mentre malpensanti e sedicenti politic, in alcuni casi, non pensano alla pace ma alle proprie piccole meschinerie.
Il Papa, motu proprio, aveva inviato due autorevoli sacerdoti a sostegno dei fratelli ucraini, ma il patriarca ortodosso ha chiuso subito le frontiere e interrotto ogni possibilità di dialogo. Ancora una volta, non era più opportuno avviare un dialogo con i rappresentanti delle tre maggiori religioni per manifestare un’iniziativa comune? Con la condivisione di tutte e tre sarebbe stata certamente una vittoria. La diplomazia vaticana probabilmente per fare in fretta e mettere in luce che la chiesa cattolica è per la pace, non ha pensato agli aspetti di tipo diplomatico.