Ad perpetuam rei memoriam: l’incontro tra Bergoglio e i Castro

Oltre 150 mila presenti alla messa di Holguin, il primo stop della jeep per abbracciare la folla trepidante dei fedeli, il secondo stop per scambiare la papalina con un ragazzo che gli offre la sua. Basterebbero questi tre momenti per raccontare il viaggio di Jorge Mario Bergoglio.

Il Papa che sta rivoluzionando la Chiesa, va a far visita, oltre tutte le ideologie, a casa dei rivoluzionari.  Per la precisione a Cuba, alla corte di Fidel e Raúl Castro, quest’ultimo attuale capo dello Stato e di governo della Repubblica di Cuba in seguito alle dimissioni di suo fratello nel 2008.

“Vorrei chiederle, Signor Presidente, di trasmettere i miei sentimenti di speciale considerazione e rispetto a suo fratello Fidel”. Le parole pronunciate dal Santo Padre che, dopo la sontuosa messa nella Plaza de la Revolucion di L’Avana con la gigantografia di Che Guevara su un lato, è stato direttamente invitato ad andare di persona a casa di Fidel. Un gesto semplice, senza preoccupazione alcuna per la propria immagine, in totale accordo con le premesse che precedono oggi l’inaugurazione del Giubileo straordinario che aprirà i battenti l’8 dicembre prossimo venturo. Quasi un richiamo al Vangelo secondo Matteo dove si raccomanda di visitare gli infermi: il condottiero supremo (Líder máximo), infatti, non si muove più dalla sua abitazione a causa di un prolungato stato di malessere.

Papa Francesco, sempre con il sorriso, non si fa infilzare né tantomeno piegare dalle polemiche correnti, ma piuttosto persiste con tono umile, familiare, a tratti ironico e perennemente tollerante, portatore sincero di concordia indifferentemente tra chi è cattolico e chi non lo è. Dona a Fidel Castro, oltre ad alcuni libri sulla religione, un ulteriore libro e due cd con le omelie di Padre Armando Llorente, il gesuita morto in esilio a Miami che Castro aveva avuto come insegnante nel Collegio di Belén.

Come origini gesuite sono quelle del duecentosessantaseiesimo Papa della Chiesa cattolica, ricordate dalla croce in uso per la celebrazione della prima messa che avrà luogo negli Stati Uniti: la croce fu forgiata nel XVII secolo, in occasione della prima messa che i coloni cattolici poterono, semiclandestinamente, organizzare in Maryland. Andò poi perduta ed è stata ritrovata, per caso tra altri cimeli, in una cantina all’Università dei gesuiti, la Georgetown University. Pesa circa dodici chilogrammi, è alta poco meno di un metro e mezzo, è di rozzo ferro, sulla quale è incisa la scritta «ad perpetuam rei memoriam», ricordo perpetuo dell’evento. E chissà se, con l’aggiunta magari della rimozione dell’embargo commerciale contro Cuba stessa, questa incisione non possa diventare profetica.

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