E se i processi di Piazza Fontana, BR, Sindona, il processo Moro, gli atti di Ustica venissero archiviati digitalmente dai detenuti? Per le sentenze di Corte d’Assise la legge impone che vengano conservate in modo permanente e i detenuti sono stati coinvolti in questo progetto ratificato a dicembre 2019. Roberto Bichi, presidente del Tribunale di Milano, ha spiegato che il progetto avviato da Milano, Firenze e Roma, mira a digitalizzare una parte degli archivi giudiziari contenenti le più importanti sentenze della nostra storia contemporanea le cui pagine rischiano di decadere e guastarsi all’interno dei magazzini.
L’idea è di creare una banca dati che contenga questo patrimonio storico e culturale dei momenti più drammatici e significativi per la nostra società. Gli attori coinvolti saranno, oltre che i detenuti ammessi ai benefici dell’articolo 21 dell’Ordinamento penitenziario (“lavoro all’esterno”) anche il personale dell’Archivio di Stato che condurrà un corso di formazione per i detenuti al fine di insegnare loro le competenze digitali necessarie per poter conseguire la mansione richiesta. Inoltre, archivisti esterni li supporteranno in questo percorso incominciando a suddividere, indicizzare e riparare le carte corrose dal tempo. Successivamente, entreranno in gioco le competenze apprese dai detenuti. Tutto ciò che verrà scansionato sarà trasferito, provvisoriamente, su un modem esterno da dieci terabyte. In seguito, verrà sincronizzato su un server centrale gestito dal Mibact– Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. Tale server sarà la piattaforma dove ognuno potrà andare a rileggere, studiare, approfondire più di mille faldoni di sentenze originali dal 1949 al 2011.
Ruolo importante lo avranno anche quattro società iscritte al Mepa, il Mercato elettronico della pubblica amministrazione, che erogheranno le tecnologie necessarie e utilizzeranno una sorta di “planetario” per effettuare la rappresentazione di alcuni documenti fotografici particolari. Un progetto notevole che combina piacevolmente, ancora una volta, il capitale umano con la tecnologia. Tutti a lavoro!
