Da WeChat a Whatsapp: l’avvento delle “Super app” nel contesto globale

Il divario digitale tra Oriente e Occidente è sempre stato tangibile fin dall’avvento di Internet ma lo sviluppo di WeChat ha sicuramente contribuito a ridimensionare la portata di questo gap tecnologico portando la Cina, ormai focolaio di innovazione digitale, a dotarsi di una “super app”, utilizzata dai cittadini per accedere ad ogni cosa. WeChat, progettata dalla società cinese Tencent, offre un servizio di comunicazione che sfrutta la messaggistica istantanea ma, al tempo stesso, essa costituisce una vera e propria piattaforma, capace di integrare ai messaggi anche le funzioni tipiche dei social media più conosciuti.

Attraverso WeChat non solo è possibile inviare messaggi di testo o vocali ma anche effettuare chiamate, condividere la propria posizione geografica in tempo reale, modificare foto con filtri artistici e condividerle con altri utenti sul modello di quanto avviene generalmente per Instagram. L’app è, inoltre, in grado di fornire servizi aggiuntivi ed è stata utilizzata per effettuare pagamenti, ottenere informazioni ed avere accesso ai più disparati servizi pubblici. Le super app, tuttavia, sembrerebbero essere destinate ad esistere solo all’interno di determinati confini territoriali, costrette a crescere soltanto qualora si registri un consistente appoggio politico alla loro causa, il che sottoporrebbe l’app stessa ad un ferreo controllo governativo come è già avvenuto nel caso cinese.

Le società occidentali, tecnicamente, potrebbero dedicarsi alla progettazione e allo sviluppo di super app ma l’impostazione occidentale tende ad evitare la costruzione di simili monopoli che comporterebbero senz’altro la creazione di nuovi domini digitali. WeChat rappresenta un modello vincente di super app orientale all’interno del contesto globale, capace non solo di offrire più di un milione di servizi ma di aggregare, al tempo stesso, le funzioni di Whatsapp a quelle di Google Maps, Uber, Apple Pay e TripAdvisor.

Sulla scia di WeChat, Whatsapp si configura come la prossima app destinata a trasformarsi in una piattaforma integrata per accedere ad un vasto mosaico di servizi ma… in che modo? Aggregando, accentrando, semplificando e, nello specifico, vendendo meglio servizi ad un valore aggiunto. Attraverso Whatsapp si potrà non solo chattare ma anche pagare il conto al ristorante, prenotare un taxi o un appuntamento in uno studio dentistico, vendere o anche acquistare beni e servizi. Benché le funzioni di Whatsapp in futuro si estenderanno al territorio dell’e-commerce, seguendo l’esempio di WeChat, l’app non riuscirà comunque ad emulare totalmente la super app “rivale” a causa dei numerosi vincoli normativi che, inevitabilmente, incontrerà sulla sua strada.

Ad ogni modo l’intento di Zuckerberg non è quello della mera clonazione di WeChat ma, piuttosto, quello di creare un universo di app federate – che oltre a Whatsapp comprenda Instagram, Facebook e Messenger – all’interno del quale ogni utente possa muoversi liberamente ed avere piena facoltà di agire, sfruttando le caratteristiche di ciascuna applicazione all’interno di un perimetro già noto e, per certi versi, predefinito. Whatsapp sembrerebbe così determinata ad aggregare funzioni di altre applicazioni, tendenza ormai in crescita tra le app a causa della pandemia odierna. La Casa Bianca, nel frattempo, sta addirittura collaborando con le app di dating al fine di incentivare la popolazione mancante a sottoporsi alla vaccinazione, tant’è che Tinder, Bumble e Match – alcune tra le app più diffuse – collaboreranno tra di loro per far fronte al calo delle vaccinazioni, aiutando pertanto gli utenti ad individuare il luogo più vicino in cui ricevere il vaccino.

Gli smartphone, da oggetti destinati a fruire contenuti in mobilità, si stanno progressivamente trasformando in strumenti capaci, non solo di leggere la realtà circostante ma anche di catturarla, digitalizzarla e manipolarla a proprio piacimento. La tecnologia verrà quindi utilizzata per anticipare i bisogni mutevoli dei consumatori ma, soprattutto, per soddisfarli e, nel caso specifico della super app occidentale, riuscirà quest’ultima ad imporsi sugli smartphone, spinta anche da contenuti videocentrici, senza rischiare di perdere definitivamente il controllo?

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