L’azienda Fujifilm e l’Ospedale universitario di Pisa stanno lavorando alla lotta contro il Covid-19 nel settore delle diagnosi: parliamo di un software capace di ricostruire organi in 3D per vedere lo stadio della malattia nei polmoni dei pazienti.
Capacità e abilità tecnica, oltre all’ampia esperienza, hanno portato il colosso giapponese Fujifilm nato nel 1934, noto per la produzione di pellicole, a sviluppare un nuovo modello di business. Oggi infatti il focus è soprattutto nei settori healthcare e biotech per combattere con gli strumenti innovativi e tecnologici in possesso la pandemia in corso. Il progetto parte da tecnologie fotografiche che l’Ospedale universitario di Pisa ha sviluppato insieme a Fujifilm. Si chiama “Fujifilm Synapse 3D” e serve ad identificare in modo rapido lo stadio della polmonite– che può essere lieve, moderata o grave- del paziente e in questo modo agire nel più breve tempo possibile con una diagnosi precisa. Ma qual è il nesso che collega un’azienda di pellicole e lo sviluppo di un software per ricoverare i pazienti? Grazie all’analisi densitometrica si riesce a dividere il polmone in base alla densità dei pixel che compongono la tomografia computerizzata.
Si parte dalla fotografia dei polmoni per identificare lo stadio del Covid-19.
Un progetto avanguardista sia nel contenuto che nella forma: una delle condizioni imprescindibili per avviare un nuovo business è la visione a lungo termine che deve esserci dietro la strategia adottata e nel coraggio di portarla avanti. Gli esperti non solo raccolgono le tecnologie utilizzate fin d’ora ma mettono in campo anche tutte le competenze acquisite che hanno aiutato alla realizzazione delle tecnologie stesse. L’azienda lavora su vari settori grazie agli investimenti che fa sul capitale umano e nell’innovazione: le spese di ricerca e sviluppo ammontano a 150 miliardi di yen ovvero il 7% dei ricavi delle vendite. La crescita, dunque, non può che derivare dall’innovazione prodotta dai grandi e piccoli dati del digitale.
Si scrive innovazione si legge dati.
La Fuji negli anni ’80 è stata la prima a realizzare la fotocamera “FUJIX DS-1P” che permetteva per la prima volta di salvare i dati su una scheda di memoria. Oggi è scontato ma anni fa furono dei rivoluzionari. E continuano ad esserlo. Dopo aver capito che stava avvenendo un rapido progresso nel mondo della digitalizzazione e che in poco tempo avrebbe cancellato la richiesta delle pellicole, segnando il tramonto dell’azienda stessa, si sono adoperati per identificare quali delle tecnologie che utilizzavano potevano competere a livello globale. Hanno puntato sulla trasformazione del business ma restando fedeli alle loro radici fotografiche.
Tuttavia non stanno interagendo solo con l’Ospedale universitario di Pisa ma anche con altri enti italiani ad esempio l’Asst (Azienda Socio-Sanitaria Territoriale) di Vimercate con cui, nel novembre 2019, hanno avviato una collaborazione per scoprire nuovi possibili approcci per il trattamento dei pazienti Covid con una tecnologia basata su una piattaforma di intelligenza artificiale denominata REiLI della Fujifilm Medical Systems. Tale piattaforma è stata installata dall’azienda vimercatese durante l’emergenza sanitaria permettendo ai radiologi di refertare gli esami più velocemente grazie alla rielaborazione dei dati degli esami radiologici con un software di IA.
La trasformazione digitale è uno dei punti cardine delle sfide presenti e future e oggi più che mai ci stiamo accorgendo quanto siano preponderanti ma soprattutto vantaggiose anche per l’organizzazione del lavoro, in particolare ospedaliero. Attrezzare adeguatamente settori nevralgici come la sanità e le infrastrutture è ormai un concetto inderogabile.