Le persone intelligenti e preparate sono abituate a vivere senza fare rumore. Il che può suonare strano in un mondo che mette al centro la comunicazione. Il successo dei grandi imprenditori, passati e futuri, si basa sulla strategia di far parlare le proprie azioni e non di dar fiato alla bocca con l’unico obiettivo di proferire parola.
Di questo non hanno avuto problemi i virologi, abituati ad apparire e parlare a vuoto soprattutto nel momento in cui la popolazione era già stata adeguatamente informata: il mondo scientifico comunica e informa i cittadini in momenti ben precisi e in contesti qualificati. Quello a cui si è assistito è stata invece la più totale improvvisazione da parte di sedicenti medici esperti in questo o quel settore, passati alla gloria della cronaca da medici sconosciuti a scienziati. In alcuni casi, si autocelebravano come tali già in principio.
Quindi, come è possibile “essere” e non apparire? La soluzione è rimboccarsi le maniche ed essere propositivi: in una parola, fare. Proporsi esponendo la propria opinione senza avere paura del giudizio degli altri può sembrare alterigia, orgoglio e tracotanza, ma altro non è che sicurezza e fiducia in sé stessi. Molti esprimono valutazioni affrettate sulla base dell’apparenza e di quanto si appare; pochi comprendono quel che una persona realmente vale. Per citare Seneca:
«Ciò che è dato con orgoglio e ostentazione dipende più dall’ambizione che dalla generalità».
Della stessa opinione Ernst Junger, fra i massimi esponenti della filosofia moderna e contemporanea che spinge verso una ritrovata spiritualità interiore volta a combattere la catastrofe del mondo e l’apatia:
«Cercando di sembrare ciò che non siamo, cessiamo di essere quel che siamo».
E ancora sul tema Giacomo Leopardi:
«Diventiamo ridicoli solo quando vogliamo apparire ciò che non siamo».
La soddisfazione vera e propria è fare, costruendo qualcosa che ci rispecchi, molto spesso rimanendo in silenzio. Quindi esserci e non apparire.