La cattura della CO2

Ormai c’è molta letteratura sull’effetto serra. Si parla da molto tempo del ruolo delle tecnologie di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, l’argomento è molto vasto. Si dovrebbe partire dal cambiamento climatico e dal riscaldamento globale, considerando l’opportunità data dalla "cattura della CO2" coinvolgendo la produzione elettrica, il ruolo dell’industria, il trasporto ed il relativo stoccaggio della CO2.

Un punto rilevante riguarda, secondo SI-IES, la modellizzazione dei costi di cattura e stoccaggio del carbonio per la generazione di elettricità. Bisogna analizzare e puntare al miglioramento dell’efficienza energetica con il passaggio dai combustibili fossili a quelli con meno carbonio. Una volta le fonti di energia intensive erano viste come l’unico mezzo per ridurre l’anidride carbonica (emissioni CO2). In questi ultimi anni, diversi esperti ed analisti, compresi i politici, hanno iniziato a riconoscere il potenziale di una terza via percorribile, quale lo sviluppo della tecnologia “end-of-pipe” che consentirebbe il continuo utilizzo di fonti energetiche di combustibili fossili riducendo in maniera significativa il carbonio emesso. Queste soluzioni sono diventate collettivamente note come "tecnologie di cattura del carbonio e di archiviazione” (CCS –  Carbon Capture and Storage).

Utilizzando queste tecnologie, secondo SI-IES, dalla documentazione in possesso, la CO2 verrebbe “catturata” da grandi fonti stazionarie quali ad esempio gas di combustione delle centrali elettriche, implementandone il rilascio nell’atmosfera. Ciò è simile alla rimozione dell’anidride solforosa delle emissioni mediante l’uso di “lavasciuga” di fine tubazione. Dopo la cattura, la CO2 verrebbe compressa e trasformata in una soluzione dove sarebbe immagazzinata, ad esempio, in una falda acquifera profonda, un giacimento petrolifero esaurito o uno oceano profondo. Contrariamente alle forme indirette di sequestro , per esempio, forestazione o miglior assorbimento di CO2 negli oceani, che si basano alla riduzione di CO2 dall’atmosfera, il processo di CCS eviterebbe del tutto le emissioni in atmosfera.

Vi è la necessità di riflettere sul ruolo e la prospettiva del CCS in termini di fattibilità tecnica, costo, tempistica, effetti ambientali accessori e potenziale, per un contributo ad un portafoglio globale delle politiche per il clima. Gli studi effettuati negli ultimi anni, anche da parte dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (OECD), portano a prevedere come la domanda mondiale di energia continuerà a crescere da qui al 2035. Si stima che la domanda di energia nel 2035 sarà del 36% più alta di quella del 2008, ciò comporterà un aumento delle emissioni annue di CO2, con la conseguenza che la concentrazione di tale gas nell’atmosfera rischierà di superare di gran lunga i livelli tollerati dal nostro ecosistema.

Secondo SI-IES è possibile individuare differenti tecnologie utilizzate per la cattura dell’anidride carbonica. In sintesi si citano tre tipi di approcci: processi di cattura pre-combustione; processi di cattura post-combustione; processi di ossi-combustione. Nei processi di ossi-combustione la CO2 presente nella corrente viene separata per semplice condensazione del vapore presente, gli altri approcci considerati prevedono la cattura dell’anidride carbonica da un flusso gassoso costituito da specie non ossidate (approccio pre-combustione) o da specie ossidate (approccio post-combustione). L’Europa con la direttiva 31/2009/EC riconosce la necessità di ridurre nei prossimi decenni il contenuto di emissioni di gas serra del 20% entro quest’anno 2020.

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