Il 4 giugno la società fondata da Jeff Bezos “Blue Origin” ha concluso il suo quinto viaggio turistico suborbitale senza riportare problemi. Il volo della New Shepard è durato 11 minuti e ha portato i sei passeggeri ad un’altitudine di 100 km, raggiungendo quindi la linea di Kármán, ovvero il confine tra atmosfera e spazio.
La sperimentazione di questo nuovo tipo di turismo sta andando molto bene per la compagnia che sembra essere ormai diventata la leader di settore offrendo questo tipo di viaggi a prezzi irrisori rispetto alla concorrenza.
Con la crescita di questo mercato e con il peggiorare della situazione ecologia del nostro pianeta molta gente inizia a chiedersi quanto tutto questo sia sostenibile. Nonostante per ora l’inquinamento da turismo spaziale produca una percentuale quasi trascurabile di anidride carbonica rispetto alle emissioni totali, bisogna fin da subito rendere green questo tipo di attività.
Infatti si è stimato che le emissioni dei viaggi turistici spaziali siano di 4-5 tonnellate di anidride carbonica per passeggero, un dato decisamente preoccupante. Se questo tipo di turismo dovesse crescere molto, finanche a diventare un trend elitario, potrebbe causare delle rilevanti ripercussioni nell’ambiente. Il biglietto a miglior prezzo per partecipare ad uno di questi viaggi di Blue Origin si aggira intorno ai 450 mila dollari e la domanda è già molto alta. Andando avanti con le sperimentazioni il prezzo potrebbe diminuire di molto ed il numero di viaggi aumentare a ritmi deleteri per l’ambiente.
Uno scenario di questo tipo non possiamo permettercelo, dovremmo anzi fare di tutto per limitare ogni emissione superflua. La sostenibilità dovrebbe essere un pilastro fondante di questa industria e non un traguardo lontano ed incerto. Potrebbe non esserci più niente da guardare da lassù.