Come è noto, la rete 6G ancora non c’è! È presente solo in fase sperimentale. Con essa emergono alcune caratteristiche da considerare e da rispettare a partire dalla sostenibilità ambientale.
Il 6G utilizza onde ad alta frequenza (THF), dette in gergo “onde sub-millimetriche”, al fine di arrivare ad una velocità cento volte superiore al 5G che utilizza onde millimetriche mmwave.
La latenza dovrebbe essere inferiore ad un microsecondo e la larghezza di banda dovrebbe essere maggiore così che possa consentire una connettività avanzata. Questa tipologia di tecnologia di nuova generazione dovrebbe essere in grado di diminuire il divario tra mondo digitale e mondo reale.
Infatti, il 6G sarà la tecnologia utile per sviluppare modelli quali l’intelligenza artificiale, la robotica, la telemedicina, l’automazione, la connettività generale per l’IoE e la stereoscopia 3D per ologrammi avanzati.
Secondo ITU, entro il 2030 il traffico di rete mobile raggiungerà i 4.394 exabytes con utilizzo di soluzioni “Machine to Machine” (M2M).
È in corso lo sviluppo del Metaverso che farà aumentare i servizi per la realtà virtuale con un conseguente maggior numero di device connessi.
Tutto questo non può assolutamente prescindere dalla parola d’ordine: “abbattere le emissioni inquinanti”.
Legato a questa tematica andrebbe analizzato il problema dei rifiuti elettronici e quello del consumo di energia. Nel 2019 sono stati prodotti 54 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici e, in relazione all’energia, non possiamo non ricordare che vi è un consumo di 3,5 galloni al giorno per data center e un consumo di cento miliardi di litri per l’estrazione dei minerali base al fine di produrre smartphone.
Secondo SI-IES già il 5G consente il monitoraggio per il consumo di energia ma con il 6G si dovrebbe andare ancor oltre. Non ci resta che attendere delle tecnologie innovative “green”.
