Tim Jackson: undici "passi" per una nuova economia

L’ultimo è l’economista Tim Jackson, professore di Sostenibilità all’Università del Surrey, membro della Commissione Sviluppo Sostenibile del Regno Unito e autore del saggio Prosperità senza crescita (Prosperity without growth: economics for a finite planet – economia per un pianeta con risorse limitate). Prima di lui ne ha parlato Serge Latouche, il noto filosofo francese fondatore del movimento della Decrescita serena., mentre in Italia il sogno di uno sviluppo più etico e non infinito prende il nome di ‘Decrescita felice’ o ’Slow food Italia’.

Per la stabilità finanziaria dei sistemi economici e la conservazione degli ecosistemi, lo sviluppo non può e non deve essere infinito. Le 11 regole enunciate nel volume, presentato di recente a Roma nel corso di una conferenza organizzata dal WWF Italia, sono un compendio di teoria ed economia applicata per politici e imprenditori illuminati. Vediamole:

1. Individuazione di “tetti massimi” di utilizzo delle risorse ed emissioni e conseguenti obiettivi di riduzione.

La comunità internazionale lo ha già fatto per le emissioni di gas serra ma le risorse naturali sono ancora soggette a uno sfruttamento selvaggio. Pensiamo a foreste, acqua, risorse ittiche, minerali.

2. Una riforma fiscale per la sostenibilità

In base al principio ‘chi inquina paga’: aumentare l’imposizione fiscale sulle attività inquinanti, alleggerirla . In Italia il principio è già all’opera nella tassazione del carburante e negli incentivi fiscali parzialmente riconosciuti agli investimenti in energia rinnovabile e alla riqualificazione energetica degli edifici.

3. Sostegno per la transizione ecologica nei paesi in via di sviluppo

Annosa questione. L’esportazione del modello produttivo occidentale nei paesi in via di sviluppo, un tempo sostenibili e autosufficienti, ha prodotto danni incalcolabili.

4. Correggere il modello economico e sviluppare una macroeconomia ecologica

Per Jackson, un’economia fondata sull’infinita espansione dei consumi, basati a loro volta sull’indebitamento, è insostenibile dal punto di vista ecologico, problematica da quello sociale e instabile da quello economico. Abbiamo bisogno di un motore economico la cui stabilità non dipenda dalla continua crescita dei consumi ma dal mantenimento di buone condizioni ambientali e sociali.

5. Aumentare la prudenza finanziaria e fiscale

Ancora una volta, l’indebitamento è pericoloso per i sistemi economici e per l’ambiente. Perché usa l’ambiente come leva finanziaria, sfruttando più di quanto l’ecosistema consente.

Una risposta può provenire dalla Tobin tax (dal nome del premio Nobel per l’economia James Tobin), da utilizzare per limitare la mobilità del capitale in generale o per finanziare lo sviluppo dei paesi emergenti ridistribuendo le entrate fiscali sotto forma di aiuti.

6. Rivedere la contabilità nazionale

Fare spazio a nuovi indicatori di benessere che non si limitano a produzione e crescita, come il PIL (prodotto interno lordo), ma tengono conto di variabili non strettamente economiche, come la felicità, la qualità della vita e la conservazione dell’ambiente. Come l’Indice di sviluppo Umano (Hdi) coniato dall’economi-sta pakistano Mahbub ul Haq, che misura fattori come il tasso di scolarizzazione dei bambini e il grado di alfabetizzazione della popolazione, l’indicatore di Felicità interna lorda attualmente in uso nel Principato del Bhutan, o il Genuine Progress Indicator (GPI), alternativo al prodotto interno lordo anglosassone (Gross Domestic Product – GDP).

7. Politiche su orario di lavoro

Lo teorizzava già il grande filosofo e matematico Bertrand Russell nell’ ‘Elogio dell’ozio’: con un’efficiente distribuzione del lavoro e una politica di riduzione degli sprechi potremmo dimezzare il nostro orario di lavoro senza sostanziali sacrifici economici.

8. Affrontare le ingiustizie

Eliminare le disparità sociali ed economiche, che hanno effetti negativi sul benessere individuale e collettivo.

9. Misurare la capacità di essere felici

Come riporta il comunicato stampa della presentazione del volume, ‘E’ necessaria una valutazione sistematica delle capacità di essere felici che hanno le persone nei diversi segmenti demografici’.

10. Rafforzare il capitale sociale

Ossia il capitale collettivo, per resistere agli shock economici. La forza della comunità può fare la differenza tra disastro e trionfo nelle crisi economiche e finanziarie.

11. Sradicare la cultura del consumismo

Alcune comunità occidentali hanno vinto la sfida rifiuti zero: acquistano solo quello che riescono a consumare. Eventuali surplus sono ridistribuiti tra gli abitanti, riportando il sistema in una condizione di equilibrio.

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