Corriamo, corriamo per le novità quotidiane, ma la politica non ha corso per le elezioni del Presidente della Repubblica: i cittadini italiani sono stanchi di questa pesante assenza e incapacità della politica italiana nel gestire la benché minima urgenza.
Abbiamo visto come per le elezioni per sostituire il seggio alla Camera lasciato vuoto da Gualtieri, su 218 sezioni partecipanti e su un totale di 186.234 aventi diritto al voto abbia votato solo il 10%, poco più di 18.000 votanti. Con numeri così esigui, la vittoria assegnata al candidato del PD ha segnato invece la sconfitta della politica.
Secondo Giuseppe Prezzolini noi potremmo chiamarci «la congregazione degli ápoti» dal greco ápotos, ossia “colui che non se beve”, restituendo il significato di “colui che vuole ricevere la verità” piuttosto che quello più comune di non credere all’apparenza.
«I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.» Prezzolini, lungimirante, ha assistito “virtualmente” alle nostre giornate di assenza della politica, dove i furbi non hanno mai usato parole chiave, mentre i fessi qualche volta sì. Ma siamo pronti al cambiamento? Sfortunatamente sembra di no. E in questo la televisione sembra averci abituato, tanto da far confondere i fessi con i furbi: atti di furbizia come occupare una casa o rubare la corrente elettrica vengono costantemente mostrati e da alcuni anche giustificati, o peggio ancora idolatrati.
Siamo completamente distanti dal coro che si leva nel settimo libro del Vangelo di Matteo: «Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare perché coloro che si sono appropriati di un bene altrui sono tenuti a restituirlo e se la cosa non c’è più, si dovrà rendere l’equivalente». L’ammonimento pare calzare a pennello nell’attuale panorama politico italiano.
A tal proposito, sarebbe opportuno che Papa Francesco, vista la sua semplicità e dall’alto della sua autorità, invocasse i 10 Comandamenti affinché il popolo possa rendersi conto di poter cambiare anche i cosiddetti furbi e fessi, sottolineando che “non rubare” significa che nessuno è padrone delle risorse. Ma forse risulta essere troppo difficile come pensiero.