Uno dei doveri imposti dalla “rivoluzione digitale” riguarda i dati, tale per cui è necessario un costante approfondimento del fenomeno dei Big Data nella realtà economica. Importante comprendere tutto il ciclo di vita dei dati, ed anche i limiti giuridici all’accesso ai dati personali, nonché il loro trattamento ed utilizzo. Oramai lo sviluppo di sistemi di raccolta e archiviazione dei dati sempre più efficienti è una costante. I soggetti economici adottano modelli di business basati sullo scambio di dati e informazioni. Ed uno dei fattori principali che ha determinato il passaggio ad una società dipendente dai dati e dalle informazioni, è lo sviluppo di tecnologie sempre più complesse ed efficienti che fanno dell’uso e della “processazione” dei dati la loro linfa vitale.
Catena del valore dei dati
Oggi emerge che le imprese e le autorità pubbliche sono in grado di raccogliere molti dati in tempo reale. Conducono attività di raccolta, archiviazione, analisi e riutilizzo di quantità di dati umanamente incalcolabili, mediante procedure altamente automatizzate, quali, ad esempio, algoritmi e sistemi di machine learning. Con il fenomeno dei Big Data troviamo anche il Cloud Computing e l’IoT – Internet delle cose, elementi che hanno alimentato la mole di dati circolante in rete e la loro gestione e archiviazione.
La catena del valore dei Big Data, si costituisce nei vari step del ciclo di vita: raccolta, archiviazione, analisi e utilizzo. Vi sono dei limiti all’accesso ai dati, se ne possono citare due di caratteri giuridico: da un lato, il diritto alla privacy “informazionale” (negli Stati Uniti) e la protezione dei dati personali (nell’Unione Europea) e dall’altro, le questioni di appartenenza riguardanti i dati non personali (data ownership), oggetto di dibattiti in ambito europeo.
Su Sentieri Digitali abbiamo scritto più volte evidenziando la differenza di regole tra l’Europa e gli Stati Uniti, è sempre interessante studiare e valutare i due modelli. Ad esempio, i dati non personali, vale a dire non riconducibili ad alcuna persona fisica, quali quelli raccolti dai sensori degli oggetti dell’IoT nei contesti industriali, hanno una validazione normativa differente. La letteratura giuridico-economica parla di “data ownership”, ovvero la tutela accordata dai regimi di esclusiva esistenti, a partire dal diritto d’autore, diritto sui generis, sui database, segreto commerciale, tutela brevettuale, proprietà fisica, ecc.
Tutela dei dataset di elevate dimensioni
Questa però non è adeguata alla tutela di datasets di elevata dimensione, occorre configurare un nuovo diritto esclusivo su tali utilità. Sarà utile capire se un nuovo strumento di privativa sia giustificato a livello economico, giacché la produzione di dati personali sembra non avere bisogno di un ulteriore incentivo giuridico. Allo Stato attuale delle cose, poche piattaforme digitali quali Google, Facebook, Amazon ed Apple, hanno il controllo di fatto su ingenti quantità di dati, scambiate ricorrendo allo strumento di contratto, atto a garantire la condivisione delle risorse digitali.