La Ministra Giulia Bongiorno è un’eccellente avvocatessa. Presenta il suo ministero/dipartimento in maniera nuova quando parla di innovazione tecnologica. Le idee che manifesta sono condivisibili, ma viene un piccolo dubbio: chi si interessa del digitale, è in grado di fare dei programmi sfidanti che vanno verso il cittadino? Conosciamo gli addetti ai lavori e possiamo dire essere persone disponibili? sono in grado di avere una preparazione adeguata o si trincerano che vi sono molti impegni, molto lavoro, poche persone disponili e quindi un muro verso l’esterno?
La SI-IES coordina il Digital Innovation Hub (DIH) che è iscritto nel famoso albo europeo della DG Connect. È costituito da circa 20 professionisti e la legge istitutiva prevede che abbiano il compito di aiutare le imprese e la PA a surfare l’onda passando dal tradizionale alla trasformazione digitale.
Pur avendo dato disponibilità a fare degli incontri, essendo il nostro Digital l’unico iscritto all’albo europeo e ricadente nella regione Lazio, purtroppo non nasce un confronto e una collaborazione a titolo gratuito. Se questo è il sentimento degli addetti ai lavori, come può un cittadino, un Paese, sperare ad un cambiamento.
La ministra Bongiorno ha da affrontare quotidianamente questi temi sul digitale con coraggio, ma è importante che si inseriscano sulla scena i KPI- che sono degli indicatori che consentono di valutare il grado di crescita, velocizzare e sintetizzare la scelta dei lavori da svolgere. In questo modo si faciliterebbe il ruolo degli addetti ai lavori che dovrebbero predisporre le linee guida per il cambiamento; il lavoro si misurerebbe sulla base di queste linee guida/indicatori e la PA centrale e locale si misurerebbe con criteri maggiormente adeguati.
Cara Ministra, le auguriamo un buon lavoro perché il Paese ha bisogno di un vero cambiamento. Certo, con un dipartimento come il suo, che conosciamo molto bene, avendo poche risorse richiede un lavoro anche più intenso.
Il digitale oramai è al centro dell’attenzione di tutti. Alcuni analisti sostengono che, per esempio, se si adotta negli studi professionali può arrecare risparmi elevati con degli ottimi ritorni sia di immagini e sia di tipo professionale. Per fare ciò si ha necessità del DIH- come il nostro- che possa dare delle esperienze plurime per modificare la propria struttura, organizzazione e capire come rapportarsi con il digitale. Invece cosa scopriamo? Che i corsi di formazione continuano a farli i cosiddetti “perdenti”, vale a dire quelli ancorati al tradizionale che però sono magicamente diventati “innovatori”.