Informatica forense

È un termine che nasce nei primi anni 80 quando i computer si sono diffusi tra le masse. Purtroppo, con l’utilizzo di questi strumenti si è diffusa anche la capacità di svolgere attività criminali note come: crimini informatici. Il numero dei crimini è aumentato, in particolare gli arcinoti cyberstalking, frodi, spionaggio, pedopornografia, omicidio e stupro.
 
Nasce così l’informatica forense, come ausilio per recuperare e analizzare le prove digitali da poter presentare alla corte in fase di procedimento.
 
Questa branca della scienza digitale forense utilizza tecniche e principi legati al recupero dei dati tramite procedure di revisione e analisi. Ricorda un po’ una scatola nera, che noi tutti conosciamo, che viene installata in un aeromobile o una imbarcazione per facilitare le indagini dopo un incidente.
In particolare, qui parliamo di “vehicle forensics” che si sta sviluppando maggiormente. Consiste nell’attuazione di un protocollo scientifico della digital forensics al fine di eseguire una perizia informatica sui veicoli, dunque tutto ciò che riguarda eventi relativi al funzionamento e utilizzo del veicolo. È indispensabile che, su qualsiasi tipologia di veicolo, vengano installati diversi sistemi informatici che aiutino ad elaborare e trasmettere informazioni utili ai fini di una prova legale. L’utilizzo di IoT ne fa quasi da padrona, essendo i dispositivi del veicolo connessi tra loro per mandarsi informazioni e interagire.
 
Ma bisogna tenere in considerazione anche i fattori esterni legati ad un veicolo, e alla guida, e che non consentono di fare riferimento solo ed esclusivamente alla “vehicle forensics” dal momento che ci sono altri fattori, per così dire esogeni: il cloud in cui è presente la timeline delle localizzazioni di Google Maps; le informazioni negli smartphone di chi guida e nelle eventuali telecamere installate all’interno del veicolo.
 
Pertanto, sono molteplici gli apparati hardware da considerare e gestire specialmente adesso che si introducono le auto a guida autonoma, di cui neanche se ne parlerebbe se non superassero tutti gli appositi test autorizzativi che accertino l’inferiorità dei danni rispetto alle auto a guida umana; e l’informatica forense compie il suo ruolo di valutazione e verifica con cui sono stati progettati i veicoli. Si adottano test di controllo su aderenza e coerenza su quanto dichiarato dalle case costruttrici e i loro prodotti finali.
 
Certo, i malfunzionamenti possono accadere e per questo bisogna perfezionare i programmi nei codici del software di guida autonoma, per rendere il numero degli incidenti pari a zero.
 
Con l’Intelligenza Artificiale e le tre leggi della robotica (di cui abbiamo parlato anche nei precedenti articoli richiamando Isaac Asimov) può risultare non così difficile delineare obblighi, responsabilità, diritti e autorità per la costruzione di queste macchine e del loro apparato che aiuteranno avvocati e giudici a costruire il giudizio finale.

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