In Francia si terrà un’asta dove l’oggetto in vendita sarà un “lotto” di 611 Bitcoin. Sebbene la vendita sarà tenuta da una casa d’aste di carattere privato, il mandante è la Repubblica Francese, più precisamente l’AGRASC, l’agenzia d’oltralpe che ha come compito il recupero e la gestione di beni, rispettivamente, da confiscare e confiscati. Questa notizia risulta di particolare interesse poiché conclama che la concezione dei Bitcoin, ormai, ha sconfinato il mondo della valuta ed è entrata ufficialmente nella categoria: asset.
Un valore che supera i 30 milioni di euro
L’origine del bene in vendita è di tipo giudiziario, più precisamente, i Bitcoin in questione, sono derivanti dall’hack del servizio di scambio GateHub del 2019. Questa refurtiva, all’epoca del sequestro, era sotto forma dell’asset digitale XRP, i famosi Ripple, solo successivamente scambiati in Bitcoin, perché reputata una valuta più appetibile sul mercato. Le operazioni risultano più semplici e questo potenzialmente dovrebbe permettere di massimizzare il profitto. I Bitcoin in questione verranno venduti in lotti, 437 per la precisione, che andranno da 0.11 BTC ai 2 BTC.
Bitcoin mania
Il vero punto focale della questione, che porta quindi un seguito di scalpore e fermento nel mondo dell’investimento finanziario è la normalizzazione della cripto valuta. Questo ha comportato la propensione di moltissimi individui, quindi privati indipendenti, affidandosi agli agenti di cambio, a sfruttare al massimo le potenzialità di questo mercato, non a caso i BTC pochi giorni fa hanno raggiunto i massimi storici.
Così asset da essere sequestrabile
I Bitcoin, quindi, sono un bene sequestrabile a tutti gli effetti. La domanda che potrebbe sorgere spontanea è: come si può sequestrare una valuta che non ha dietro una Banca Centrale? Come si fa a prendere possesso di un bene che viaggia su un network di nodi, gestita in modo distribuito, con un sistema di crittografia per validare le transazioni e renderle non tracciabili? In primo luogo, ai Bitcoin in questione deve essere collegata una qualche attività criminosa, ma il punto centrale è che il vero lavoro consiste nell’ottenere la collaborazione dell’imputato per lo sblocco del portfolio, oppure il recupero dei codici di accesso con metodi non necessariamente regolari.