La comunicazione del vaccino

Il Vaccino

La comunicazione del vaccino non può avvenire a giorni alterni, ma deve essere costante e coerente. Bisogna fare attenzione a ciò che si dice, non si può confondere il cittadino. Il mondo, ed in particolare il nostro paese, è stato sottoposto a dei sacrifici enormi a causa del covid-19. All’inizio gli specialisti – il comitato tecnico – hanno tentato di dare dei suggerimenti, ma hanno dichiarato sin da subito la scarsa conoscenza del virus. Di lì a poco, si è scatenato un vero e proprio putiferio. Si è scoperto un numero elevato di specialisti, para-specialisti, improvvisatori, che hanno parlato di tutto e di più. Il nostro paese è stato veramente terrorizzato da parte dei mass media. Ciò è avvenuto attraverso la comunicazione inesatta di dati, ad esempio del numero di deceduti, di guariti, di contagiati. Tutto ciò ha creato una situazione di sgomento.

Gli studi

Si è parlato subito dei vaccini, 50/60 studi in atto. Ognuno con date, effetti, cause e destinatari. Dinnanzi ad aspettative così stringenti si è incominciato a parlare, sia da parte dei politici sia da parte di questi esperti, dell’esigenza di sperimentare il vaccino. Ciò può avvenire in un periodo che va dai 5 ai 10 anni, non dai 5 ai 0 mesi. Per adesso, se riusciremo ad averne altri – ulteriori a quelli della Pfizer – sarà comunque un successo.

La distribuzione Europea

Si sperano milioni di vaccini. L’Europa distribuisce il numero dei vaccini per necessità fissando date, ma poi si scopre che non è possibile e si comunica con una leggerezza simile al rinvio di una partita di calcio. Cosa bisognava fare e fare ancora? Evitare commistione tra ricerca e politica, far parlare una sola persona, possibilmente il rappresentante specialistico che risponda all’associazione e al paese. Comunicazione di un bollettino settimanale, non con un bollettino di guerra quotidiano, che serve a niente, al fine di non tormentare quotidianamente uomini o donne e bambini di cui alcuni appartenenti alle categorie protette.

Preoccupazione

Invece, si parla sempre a sproposito ed immediatamente è scattata la fase della psicologo/a, che deve sostenere il post-covid. L’aggravante è che taluni parlano senza avere elementi scientifici, sparando date che sono solo motivo di preoccupazione, depressione, disoccupazione. Questo, non è un buon lavoro per il paese. Per un periodo, abbiamo avuto un diversivo – Trump. È stato oggetto di pagine e pagine per tutto il suo mandato. Adesso, il presidente è cambiato e chiaramente si comprende che non può fare miracoli né per il covid-19, né per l’economia, né per l’occupazione, ma si ha bisogno di tempo e la stampa giustamente lo comprende. La stessa comprensione vale per la gestione del covid nel nostro paese, senza continuare a destare preoccupazione in maniera piloco produttiva. Il terrorismo della distanza, della mascherina, del gel ormai è alle case di tutti noi. E dove, per motivi diversi, non c’è, sanno comunque del comportamento.

Cosa fare

Bisogna aiutare il prossimo senza fare chiasso. Contribuire nell’aiutare, chi può, chi ne ha bisogno senza fare comunicati. Sono motivo di riflessione e di sconfitta per un paese. Infine, rispettiamo i cittadini lombardi che hanno subito un brutto colpo a causa del covid-19 e la colpa non è né del sindaco di Milano, né nel sindaco di Bergamo, né del Presidente della regione, ma in questi casi è il paese che dovrà essere disponibile e mettersi intorno ai nostri concittadini lombardi per dargli aiuto se possibile supporto e amicizia. Mi pare che in questo momento tutto ciò sia o carente o invisibile, insomma si vede molto poco.

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