Dal telefono ai messaggi vocali: come si evolve la comunicazione

Oggi nel mondo ci sono 7 miliardi e 800 mila SIM attive e 7 miliardi e 400 mila persone. Contando anche i fissi ci sono decisamente più telefoni che persone. La verità, però, è che li usiamo sempre meno per la funzione per cui sono nati, quella di fare telefonate. Pensate che solo negli anni ‘90 avevamo una presenza telefonica pari circa al 50% della popolazione. Secondo l’osservatorio ODAR di SI-IES si evince che le telefonate sono in flessione, mentre in maniera esponenziale crescono sempre più altre forme di comunicazione.

Secondo alcuni dati negli USA nel corso del 2015 gli americani hanno usato lo smartphone più per messaggiare che per telefonare, vedi Trump ed il rapporto di utilizzo con il web. Sia in Italia che all’estero le linee fisse sono certamente in calo, nel 2015/2016 in Italia ne sono scomparse 210 mila. “Il telefono di casa è un souvenir”, il Dott. Marco Patuano, ex AD di Telecom Italia, in una conferenza da me promossa ebbe da dire: “una volta in una chiamata telefonica si diceva ‘come stai?’, ora invece si dice ‘dove sei?’”, semplice è tutto chiaro, d’altro canto, solo sei anni fa il 50% delle telefonate si faceva da mobile, nel 2015 siamo giunti quasi al 75%. Sempre nel 2015 gli italiani hanno conversato per 160 milioni di minuti da telefono cellulare e per 57 milioni da telefono fisso. Negli USA nel 2007 la durata media di una telefonata da mobile ha raggiunto i 3 minuti e 13 secondi, nel 2012 è scesa ad un minuto e 8 secondi. La novità qual’è? L’avvento di Skype qualche tempo fa, ma soprattutto in tempi più recenti l’avvento dei messaggi vocali e di Whatsapp: sono circa 200 milioni al giorno nel mondo, insieme alla sfilza di emoji. Non a caso, anche l’arte di messaggiare sta cambiando. Inizialmente avevamo gli sms, ma già nel 2013 i messaggi trasmessi tramite whatsapp ed altre app simili sono stati di più di quelli inviati a spese del proprio piano tariffario. Nell’aprile di questo anno (2016) Mark Zuckerbeg ha annunciato che in media su Messenger e Whatsapp viaggiavano quotidianamente 60 miliardi di messaggi, tre volte tanto il numero di sms.

Videochiamate e chat stanno cambiando il sistema comunicativo. Molti uomini ed esperti di comunicazione danno delle interpretazioni diverse a seconda del proprio metro di conoscenza. La tecnologia e l’innovazione digitale arrivano e l’uomo delle comunicazioni si inserisce, è la naturale evoluzione come continua a scrivere lettere tramite posta.

Per questi fattori legati alla tecnologia, all’innovazione digitale e alla trasformazione dei modelli comunicativi è in via di mutamento anche il mondo del lavoro. La Si-Ies molti anni fa fece uno studio a tal proposito per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il tema era: “Telelavoro nella PA”. Oggi con nomi diversi tutto questo si sta realizzando sia nel pubblico che nel privato, si parla per l’appunto di smart working. Lavorare da casa può aumentare la produttività, il nostro Governo ha approvato in Consiglio dei Ministri il disegno di legge sul lavoro agile e come al solito si cerca di fare un bilancio ancor prima di iniziare; è come fare uno studio su di una materia quando ancora non c’è documentazione. Sarebbe opportuno raccogliere dati, analizzare, sperimentare e testare sul campo, poi dopo aver attuato le dovute procedure ci si può prodigare in particolari bilanci.

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