Legge UE sulla protezione dei dati, protezione o protezionismo ?

I Big Tech, principalmente statunitensi (Google, Amazon, Meta, per citarne i maggiori per fatturato e numero di utenti), il cui modello di business comprende la registrazione e gestione dei dati privati di cittadini di tutto il mondo, guardano con attenzione critica alla nuova normativa europea relativa alla protezione dei dati (il Data Act).

Il progetto di legge sui dati, proposto da Breton all’inizio dello scorso anno, è nella fase finale dei negoziati tra la Commissione europea, i paesi dell’UE e i legislatori dell’UE. Le parti dovrebbero raggiungere un accordo la prossima settimana sugli ultimi dettagli prima che la legislazione venga adottata. Esso stabilisce diritti e obblighi sull’uso dei dati dei consumatori e delle imprese dell’UE generati in gadget e macchinari intelligenti, nonché beni di consumo, ed è l’ultimo di una serie di regolamenti progettati per frenare il potere dei giganti tecnologici statunitensi. Inoltre, esso è volto ad impedire ai governi di paesi terzi di ottenere l’accesso illegale ai dati dell’UE.

Il commissario europeo per il mercato interno e i servizi Thierry Breton ha difeso l’impianto normativo, affermando che “l’assertività non è protezionismo”, e che “La nostra strategia europea in materia di dati è quella di sbloccare una grande quantità di big data e stabilire come tali dati dovrebbero essere condivisi, archiviati ed elaborati. Ciò andrà a vantaggio di tutte le aziende, europee, americane e altre allo stesso modo”.

Le grandi aziende tecnologiche statunitensi hanno replicato che il Data Act potrebbe impedire il trasferimento internazionale di dati, e considerano queste disposizioni una forma di protezionismo, in quanto a loro parere le aziende extra UE avrebbero più difficoltà a dialogare con i consumatori europei. Tuttavia, anche le aziende europee lo hanno criticato: in particolare, le tedesche Siemens e SAP il mese scorso hanno dichiarato che una normativa che obbliga le aziende a condividere i dati con terze parti per fornire servizi post-vendita o altri servizi basati sui dati potrebbe mettere in pericolo i segreti commerciali.

Tenendo conto dei numerosi abusi che sono stati perpetrati quanto ad uso dei dati dei consumatori / utenti di prodotti e servizi digitali, la prudenza di Breton e della Commissione UE è perfettamente condivisibile. Ovviamente, poiché i dati dei clienti costituiscono una preziosa miniera di informazioni, ora facilmente elaborabile grazie alle tecnologie dei Big Data, è comprensibile che le grandi aziende tecnologiche siano determinate nel difenderne la possibilità di utilizzo.

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